La presentazione

L'obiettivo della Fondazione Architetti Bergamaschi: ridare vita ai luoghi

Si tratta di un’istituzione di direttore privato apolitica e aconfessionale, senza limiti di durata e senza fini di lucro

L'obiettivo della Fondazione Architetti Bergamaschi: ridare vita ai luoghi
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di Wainer Preda

Una fondazione tutta nuova per far sì che gli architetti tornino “protagonisti” delle trasformazioni che sta vivendo il nostro territorio. È quella presentata stamattina (11 ottobre) dalla presidente dell’Ordine, Alessandra Boccalari, nella sede di Passaggio Canonici Lateranensi, a Bergamo. Una sede che, detto per inciso, già da sola vale una visita per la strepitosa vista su Città Alta e su tutto il resto della città.

E non potrebbe essere altrimenti per una professione che si basa sull’armonia degli elementi. E che sta cercando di tornare al centro delle grandi e piccole evoluzioni del nostro territorio. Per farlo, dopo lo stop dell’emergenza Covid, ha dato vita alla Fondazione Architetti Bergamaschi (Fab). È un’emanazione dell’Ordine provinciale, con il quale interagisce. Si tratta di un’istituzione di direttore privato apolitica e aconfessionale, senza limiti di durata e senza fini di lucro. È gestita da un consiglio d’amministrazione di cui fanno parte il presidente Gianpaolo Gritti, il segretario Marzia Pesenti, il tesoriere Stefano Rota e i consiglieri Cristina Offreddi e Francesco Micheli.

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«Mentre all’Ordine sono lasciati tutti gli aspetti istituzionali, la Fondazione ha lo scopo di promuovere l’architettura e il suo ruolo sociale - ha spiegato Boccalari -. Con la Fondazione intendiamo dare un contributo intellettuale e professionale agli enti pubblici e agli operatori privati del territorio». Per questo, la Fondazione prende in carico la gestione e la promozione di Action Second Life, un grande database in cui sono raccolti i desideri dei cittadini di vedere trasformati luoghi che in questo momento sono in uso o disuso. Ce ne sono 363 già segnalati. Di questi 198 sono edifici abbandonati, 37 utilizzati, 18 infrastrutture, 49 ruderi e 41 spazi aperti. Tutti individuati dalla gente comune.

«Ci mettiamo in ascolto dei cittadini - ha spiegato il presidente della Fondazione, Gianpaolo Gritti - per poi proporre ad enti e privati progetti di trasformazione. Perché è evidente che senza modalità condivise di progettazione territoriale rischiamo gli scempi che abbiamo visto in passato».

La Fondazione intende sviluppare il processo definito “Business to building”, con il quale tenere in costante aggiornamento i protocolli di trasformazione dei diversi luoghi. Tanta tecnologia, dunque, per un obiettivo strategico molto chiaro: esserci e tornare a contare nella progettazione delle trasformazioni territoriali. «Nelle mille task force che abbiamo visto in passato, agli architetti veniva attribuito un ruolo non proprio di primo piano», continua Gritti. È l’ennesimo paradosso italiano. Spesso chi ha le competenze spesso non viene nemmeno consultato. Ma tant’è, ora gli architetti contano di risalire la china.

A livello provinciale la Fondazione sta già coordinando i rapporti con diversi Comuni. Al momento sono stati stipulati accordi quadro con Nembro, con i 22 Comuni della associazione Agenda 21 dell’Isola Bergamasca, Dalmine, Zingonia, Martinengo e Zanica. Mentre nel capoluogo «a giugno luglio siamo stati contattati dal Comune di Bergamo per dare un contributo al piano di governo del territorio, il cosiddetto Pgt - ha detto Boccalari -, ma a oggi non abbiamo ancora ricevuto i dati e la documentazione che ci serve per fare qualunque valutazione», conclude la presidentessa dell’Ordine.

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