Usca sociali: in tre mesi aiutati in 1.120, il sei per cento dei bergamaschi positivi al Covid
I sette assistenti sociali nella maggior parte dei casi hanno sostenuto pazienti non autosufficienti. Ma hanno affiancato a domicilio anche persone indigenti, oppure persone con problematiche abitative o con fragilità psicologica
In tre mesi sono state 1.120 le persone potenzialmente vulnerabili aiutate a domicilio dai sette assistenti sociali delle Usca sociali. Ossia il 6 per cento di tutti i bergamaschi che sono risultati positivi al Covid da febbraio ad aprile.
Consulenze, monitoraggi a breve termine, prese in carico integrate con i servizi territoriali: le Usca sociali sono intervenute nel 60 per cento dei casi per attivare percorsi d’integrazione sociosanitaria rivolti a pazienti non autosufficienti. Ma in tutti gli altri casi questi assistenti sociali hanno sostenuto a domicilio persone indigenti, portando loro alimenti o medicine, oppure persone con problematiche abitative che non sapevano come assicurare l’isolamento dei positivi al virus, ma anche persone con fragilità psicologica, attivando percorsi di ascolto e sostegno.
«La particolare collaborazione sperimentata affiancando gli assistenti sociali alle Usca ci ha permesso di attuare un’effettiva e concreta integrazione sociosanitaria – spiega il direttore sociosanitario dell’Ats di Bergamo Giuseppe Matozzo -, obiettivo condiviso dai servizi di presa in carico e dai servizi alla persona. Creare e rafforzare sinergie è la via da percorrere per rispondere in modo appropriato ai bisogni di salute e benessere dei cittadini».
Oltre la metà delle segnalazioni sono arrivate dagli infermieri di famiglia e comunità delle Asst, ma le Usca sociali vengono attivate anche da medici di base, pediatri, servizi sociali comunali o di Ambito e altri servizi specialistici. L’obiettivo è di intercettare precocemente potenziali fattori di fragilità sociale e, di conseguenza, riuscire ad aiutare nel modo migliore i cittadini in difficoltà.
«Se si intercettano precocemente sia i bisogni semplici, sia le situazioni più complesse – conclude Iorio Riva, coordinatore delle Usca sociali – e li si orienta nella rete dei servizi, allora è possibile limitare le situazioni di fragilità, in un’ottica preventiva di tutela del cittadino. Questo si evidenzia bene, e forse non a caso, nell’interazione tra due figure nuove nel panorama della sanità territoriale, gli infermieri di famiglia e comunità delle Asst e gli assistenti sociali che affiancano le Usca».