Alla ricerca dello scatto perfetto

Daniele, il giovane fotografo di Almè premiato da McCurry in persona

Daniele, il giovane fotografo di Almè premiato da McCurry in persona
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Una volta qualcuno disse che non è vero che nella vita passa un solo treno. Ne passano tanti, basta avere il coraggio di prenderli. E Daniele Boffelli, a soli 24 anni, i treni che sono passati li ha presi tutti. Diplomato all'Aeronautico di Bergamo, residente ad Almè e ormai prossimo a diventare controllore di volo, Daniele continua ad inseguire il suo sogno.

Un sogno, in giro per il mondo. Un sogno che si nasconde dietro l'obiettivo della sua macchina fotografica e che lo ha portato in giro per il mondo, dagli Stati Uniti all’Islanda, passando per il Giappone e anche la Cina: «Scelgo di andare in posti meno battuti dal turismo per trovare e vivere un certo tipo di esperienze – spiega il ragazzo, occhi verdi e modi gentili –. Ho viaggiato in molte città, ma amo soprattutto visitare e vedere luoghi meno contaminati e più naturali». A New York, lo scorso inverno, ha vissuto la tempesta di neve più forte degli ultimi 30 anni, mentre a Tokyo è stato catturato dalla tradizione immersa nella modernità: in lui l’amore per i viaggi e per la fotografia si coniugano alla perfezione, l’uno la conseguenza dell’altra, e viceversa. Ogni occasione è buona per mettere lo zaino in spalla e partire e, accompagnato o in solitudine, andare verso una nuova destinazione, alla ricerca di una nuova avventura.

 

La foto di Daniele selezionata dal National Geographic e dalla Nasa.

 

Il talento indiscusso e i premi. Oltre che di tanta passione, Daniele è dotato anche di un talento innegabile. Nonostante lui si schermisca dietro un timido sorriso, sono i riconoscimenti ottenuti a parlare per lui. Alcune delle foto, scattate durante il viaggio in Islanda e che ritraggono suggestive aurore boreali con nubi lenticolari, sono state inserite dal National Geographic tra le migliori 50 foto di viaggio del 2015 e selezionate come “Foto astronomica del giorno” dalla NASA.

Ma a rendere orgoglioso Daniele è soprattutto il riconoscimento ricevuto niente di meno che dalle mani del famosissimo fotografo statunitense Steve McCurry (noto principalmente per la fotografia Ragazza afgana, pubblicata come copertina del National Geographic Magazine del giugno 1985) dopo la vincita del concorso Luci ombre, indetto da Electa Editore, che si occupa delle sue mostre. La foto prescelta, risalente a qualche anno fa e scattata ad Almè, è una delle sue preferite e lo ritrae seduto su una staccionata sulla riva di quello che solitamente è solo un rigagnolo d’acqua ma che quel giorno, a seguito di un temporale, era diventato un piccolo fiume. L’atmosfera magica, quasi mistica, trasmessa dallo scorrere placido dell’acqua e dalla luce debole che filtra tra i rami, ha conquistato i giudici e McCurry stesso.

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Alla ricerca dello scatto perfetto. Un viaggio nel viaggio, quello di Daniele con la sua reflex, dunque. Formatosi come autodidatta, è partito alla ricerca del famoso scatto perfetto a cui tutti aspirano: «Mi piace catturare l’essenza del posto nel modo in cui la vedo e la percepisco». Daniele è convinto infatti che per la buona riuscita di una foto sia fondamentale trovare l’armonia giusta, ma soprattutto una buona luce. Del resto, come diceva Josef Koudelka, e come Daniele ribadisce, «una buona fotografia è un miracolo»: trovarsi in quel particolare momento, con quella particolare luce, in un quel determinato posto, è questione di fortuna, anche se la fortuna bisogna sapersela creare.

Come? Viaggiando, sostiene Daniele, osservando il mondo che ci circonda, i suoi particolari, e non lasciandosi scoraggiare da uno scatto non perfetto. Il segreto per una bella fotografia (che non è una “fotografia bella”), secondo il ragazzo sta anche nel trovare un elemento unico nello scatto, che lo renda diverso da tutti gli altri. Non è un caso che molti fotografi cerchino quella unicità attraverso la postproduzione, argomento che spesso divide gli appassionati. Daniele spiega che anche questo procedimento necessita di molta attenzione e cura: «La postproduzione aiuta, è innegabile. Ma è uno strumento da usare con cautela, perché fare un pasticcio è molto più semplice che migliorare, che so, la luce o le ombre».

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Il mito di Sebastiao Salgado. Nonostante la stima per McCurry e la riconoscenza per il premio da lui ricevuto, Daniele cita come suo modello di riferimento e al quale ispirarsi Sebastiao Salgado, fotografo brasiliano di fama mondiale, al quale invidia l’incredibile armonia che riesce a ricreare nelle sue foto. «Sono stato recentemente a una sua mostra a Forlì e ne sono rimasto incantato. Già grazie al documentario Il sale della terra mi ero innamorato della sua arte, ma poter vedere da così vicino i suoi scatti mi ha colpito ancora di più. C'è una foto, ad esempio, che ritrae dei pinguini pronti a tuffarsi in mare, che ritengo sia perfetta: semplice ma armoniosa».

Il prossimo viaggio. La valigia è lì, sempre pronta. La prossima meta è Mosca, ma poi Daniele spera di volare in Canada, in Alaska, e perché no anche in Patagonia e Cile, avvicinandosi così sempre più al suo più grande sogno nel cassetto: l'Antartide. E chissà mai che, un giorno, viaggiare e fermare nel tempo luoghi e istanti non diventi il suo lavoro: «Il futuro? Se riuscissi a lavorare per National Geographic non sarebbe male...». Come dargli torto?

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