L'addio

Si è spenta a 102 anni Amalia Mosconi, la “staffetta partigiana” della Val Gandino

Si è addormentata e non si è più risvegliata: indimenticato il suo operato durante il secondo conflitto mondiale

Si è spenta a 102 anni Amalia Mosconi, la “staffetta partigiana” della Val Gandino
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Da ragazza aveva svolto il difficile ruolo della staffetta partigiana, rischiando la vita ogni giorno per schierarsi in prima linea nella Resistenza contro il nazifascismo. Forti valori partigiani che per tutti i suoi centodue anni di vita aveva voluto promuovere e trasmettere. Si è spenta nella notte fra lunedì 30 e martedì 31 maggio Amalia Mosconi: se n'è andata in pace, nel suo letto presso la Casa Serenità di Lovere. Nativa di Leffe, in Val Gandino, la signora Mosconi era vedova di Bepi Lanfranchi, venuto a mancare nel dicembre 1999. A riportare la notizia della sua scomparsa è l'edizione odierna di L'Eco di Bergamo.

Suo marito era il comandante partigiano della brigata “Gabriele Camozzi”, successivamente divenuto un veterinario a Lovere. Ed è proprio tra le file della Resistenza che i due si sono conosciuti, più di ottant'anni fa. A quell'epoca la signora Mosconi – già campionessa italiana di scherma e appassionata di sci e montagna – aveva vent'anni appena e desiderava frequentare l'Accademia di Brera a Milano: un sogno mai realizzato a causa dello scoppio della seconda guerra mondiale. Il padre allora la prese con sé a lavorare alla miniera della Val Gandino, che durante il conflitto si occupava di rifornire la lignite alle fabbriche in cui mancava il carbone.

“Ufficiosamente”, però, il suo ruolo era (anche) un altro: quello della staffetta partigiana. Sebbene fosse tenuta sotto controllo dalla Questura di Bergamo, con la sua bicicletta la signora Mosconi riusciva a raggiungere Casnigo e Gandino, passando per le periferie. Lì, in mezzo ai monti che tanto amava, i partigiani aspettavano gli ordini del Comitato di liberazione nazionale, che lei portava attraverso dei bigliettini nascosti fra i capelli o sotto le suole delle scarpe. Alla guida degli uomini della brigata c'era Bepi Lanfranchi, che nel 1945 – nemmeno un mese dopo la fine della guerra – divenne suo marito. Dopo il matrimonio i coniugi si sono trasferiti a Lovere: qui, dal loro amore, sono nati i tre figli Bianca, Paolo e Daniela.

Proprio Daniela ha scambiato qualche parola con la madre prima che si addormentasse per sempre nel suo letto alla Casa Serenità di Lovere, dove era ospite da alcuni anni. I funerali sono stati celebrati mercoledì pomeriggio, in forma privata, al cimitero di Clusone. A darle l'ultimo saluto anche la sezione Anpi con il suo presidente provinciale Mauro Magistrati, il patriota Carlo Aresi e alcuni amici della signora Amalia.

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