L'intervista

Simone Moro, alpinista narratore: «L’alpinismo mi ha insegnato a perdere. Per vincere»

Il suo ultimo libro si intitola “Gli Ottomila al chiodo”, ma non si riferisce a lui, che quest’inverno ritenterà il Manaslu

Simone Moro, alpinista narratore: «L’alpinismo mi ha insegnato a perdere. Per vincere»
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di Bruno Silini

In libreria e negli store online, l’ultimo libro di Simone Moro ha il posto che merita. Si intitola Gli ottomila al chiodo. Nel volume, l’alpinista bergamasco racconta il suo viaggio al cuore dell’Himalaya: dalle esplorazioni eroiche alle scalate moderne, tra avventura e turismo.

Da bambino, quando viveva in città, sentiva già questa voglia di avventura?

«Le prime avventure le ho vissute con mio padre. Mi ricordo che mi portava sulle spalle in Maresana e per gioco uscivamo dai sentieri consueti per aprirne di nuovi in questa nostra “savana” orobica».

La mamma cosa diceva?

«Che mio padre era un figlio in più al quale badare. Ma, nonostante un po’ di apprensione, ha sempre sponsorizzato questa voglia di vivere nella natura».

Il titolo del suo nuovo libro è una dichiarazione di abbandono dell’alpinismo?

«Mi piace la domanda, perché veramente il mio intento era trovare un titolo che facesse venire il dubbio che mollassi, anche se non è così. Mi è venuto in mente in motorino mentre ero al semaforo in centro a Kathmandu dopo una giornata di soccorsi in elicottero».

Quindi come decriptare questo titolo?

«Non è Simone Moro che appende gli ottomila al chiodo, tant’è vero che io a fine anno riparto, ma è un commiato agli ottomila come li ho conosciuti io: avventurosi, esplorativi, fatti senza ossigeno, senza sherpa, senza corde fisse».

E per dove riparte a fine anno?

«Ritorno al Manaslu per la settima volta, in inverno, perché mi piacerebbe chiudere la partita con questa montagna. È l’ottomila che decisamente mi ha impegnato più di tutti. Nonostante sia uno dei più facili, se lo affronti con condizioni meteorologiche severe diventa come Capo Horn per i velisti».

Su Wikipedia si legge: “Moro ha affermato che non scalerà mai il K2 in inverno perché sua moglie (la madre di Jonas, ndr) a riguardo ha avuto un brutto presentimento”. Corrisponde al vero?

«Sognò che non tornavo da quella montagna e, a dirla tutta, non ho voluto constatare se avesse ragione o torto. Inoltre, ho perso la motivazione per quell’impresa in quanto, nel 2021, fu scalato in prima assoluta invernale da (...)

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