Affidamento diretto a Trenord, la Terzi tace e Carretta punge: «Risposte in ritardo, come i treni»
Il consigliere bergamasco lamenta il fatto che l'assessore non abbia mai aperto il dibattito su un tema tanto delicato
Lo scontro in Regione sull’affidamento diretto a Trenord fino al 2030 continua: da una parte la Giunta di centrodestra che legittima la decisione appellandosi al regolamento dell’Unione Europea, dall’altra l’opposizione, in particolare Azione, che chiede venga fatta chiarezza sulla questione, con tanto di interrogazione al Parlamento Europeo, depositata ormai a ottobre 2020.
«Delegittimata e politicamente marginalizzata: questa di fatto la considerazione dell’assessore Terzi riguardo la Commissione Trasporti di cui sono membro»: così il consigliere regionale bergamasco Niccolò Carretta a margine della Commissione V, in cui ha sollecitato nuovamente la sua richiesta di audizione. «Manca ormai poco all’ennesimo affidamento diretto del servizio di trasporto ferroviario a Trenord e, visti i disservizi cronici, il malcontento tra i pendolari e le penali comminate, sarebbe stato utile e doveroso affrontare, se non il tema della gara europea che chiedo da anni ormai, almeno il tema del contratto – ha continuato Carretta -. Sto aspettando da mesi che l’assessore venga in Commissione a relazionarci circa il lavoro di stesura del nuovo contratto, per provare ad aprire con questa una collaborazione proattiva e che, in questi anni, è stata testimone delle tantissime cose che non funzionano a livello di trasporto ferroviario».
Azione, nella sua critica al Pirellone, sostiene che, secondo le norme europee, il servizio debba essere affidato a un ente o azienda tramite una gara, eccezion fatta nei casi in cui c’è la possibilità di migliorare l’efficienza del servizio stesso. Cosa che, dai dati presentati tempo addietro da Carretta, non è avvenuta: dal 2010 al 2019 le tariffe sono aumentate del 30 per cento e le soppressioni di corse giornaliere avrebbero raggiunto numeri preoccupanti. In aggiunta, si lamenterebbero investimenti insufficienti da parte di Trenord e penali nell’anno 2019 per 14 milioni di euro.
I problemi e i disagi riscontarti nella rete ferroviaria hanno poi portato, lo scorso 17 gennaio, i comitati dei pendolari a chiedere esplicitamente le dimissioni dell’assessore al Trasporto Pubblico. In quell’occasione erano stati presentati dati secondo cui le corse, dal 2018 al 2022, erano diminuite da 2.347 a 1.800 e le cancellazioni di corse giornaliere erano arrivate a punte del 25 per cento. La risposta dell’azienda, arrivata in seguito alle proteste, era stata che invece dal 2018 al 2021 i treni in orario erano passati dal 78 per cento all’84 per cento e che i numeri delle soppressioni non erano così drastici come presentati dalle associazioni di viaggiatori.
«Resta il fatto - ha concluso Carretta - che tra pochi mesi Regione Lombardia affiderà senza gara un servizio cruciale per più di mezzo milione di cittadini, che occuperà circa 5 miliardi di euro del bilancio regionale nei prossimi anni. Capisco che visto l'argomento sia difficile essere puntuali, ma un ritardo così clamoroso per avere un minimo di confronto non si è mai visto nemmeno nelle giornate peggiori per i pendolari».