Azione, Gelmini a Bergamo: «Non abbassare le luci sul Pnrr, può salvare l'Italia»
L'ex ministro ieri sera in Sala Galmozzi. «Abbiamo un'occasione unica ma ci stiamo incartando». Gori: «Ritardi dei ministeri»
di Wainer Preda
La sorpresa, per la politica locale, arriva alla fine. Quanto l'incontro su "Pnrr e semplificazione" organizzato da Azione lunedì sera 19 giugno, in sala Galmozzi a Bergamo, è ormai chiuso. All'improvviso arriva, piuttosto trafelato, l'ex segretario provinciale e consigliere regionale del Pdl Carlo Saffioti. Una visita estemporanea. Giusto per salutare la sua mentore di quel tempo Mariastella Gelmini, con la quale scambia sorrisi e strette di mano.
Un gesto di cortesia istituzionale, magari anche di riconoscenza, per carità. Ma la politica insegna che le relazioni possono sempre servire, magari per una prossima volta. Lo sa bene anche Elena Carnevali, ex parlamentare del Pd (e papabile candidato sindaco del centrosinistra) anche lei passata per i saluti ad Azione. Ai relatori dell'incontro che sono, oltre al segretario provinciale Adriano Musitelli, il già citato ex ministro del governo Draghi e l'imprenditore Andrea Moltrasio, il consigliere regionale Massimo Vizzardi, il sindaco di Bottanuco Rossano Pirola e il sindaco di Bergamo Giorgio Gori che ha portato la sua esperienza.
Ebbene, da tutti è arrivata un'esigenza: tenere accesi i riflettori sul Pnrr, il piano nazionale di resistenza e resilienza finanziato attraverso i bandi dall'Unione Europea. Non un piano qualunque, ma un piano che dovrebbe portare in Italia, in diverse tranche, 200 miliardi di euro, 68 dei quali a fondo perduto. Una quantità di denaro enorme, «capace cambiare il futuro del Paese». Due tranche sono già arrivate, la terza è in arrivo, la quarta chissà.
Sì perché il governo Meloni ha cambiato le carte in tavola e ora punta a una rinegoziazione tutta da capire e soprattutto da organizzare.
Gori: «Il governo si sta incartando. Ritardi nei ministeri»
«Il governo si sta incartando - attacca Gori -. Ha tutto il diritto di rimettere in discussione alcune azioni del piano ma finora non ha mandato in Europa le sue proposte. Ci sono ritardi enormi nelle sedi ministeriali ed è necessaria una semplificazione delle nostre procedure. Il piano si basa su investimenti da una parte e riforme dall'altra. Non stiamo tenendo i tempi».
«Già con il governo Draghi avevamo una cabina di regia, un tavolo di partenariato, una segretaria tecnica, un servizio centrale, un servizio di audit. Sono sovrastrutture. E' una differenza fondamentale con le imprese che ragionano per dati, numeri e obbiettivi», spiega Moltrasio. «Servono meno burocrazia e semplificazione. Non abbiamo sciolto ancora i nodi tecnici, politici e culturali di una simile opportunità».
«La politica - continua Moltrasio - vuole gestire i fondi distribuendoli per l'interesse degli amici. A livello nazionale, non essendo in grado di dare indirizzi strategici, si affida ai manager di Stato, che molte volte pensano prima di tutto all'interesse delle loro aziende. A livello culturale poi, ci sono diversi episodi che dimostrano che stiamo scivolando su un piano inclinato che tende all'autoritarismo invece che a un sistema di controlli e bilanciamenti».
Gelmini: «I soldi ci sono, ora non ci sono più alibi»
«Non si coglie che il Pnrr non è un adempimento qualunque, ma è il Piano Italia - sottolinea Gelmini - a cui sono legati il destino, la crescita e l'autorevolezza del nostro paese in Europa. Le riforme annesse al piano sono un banco di prova delle nostra inefficienza. Per anni abbiamo detto che non c'erano soldi per le riforme. Ora i soldi ci sono, non ci sono più alibi. Cambiare il piano del governo Draghi ha senso solo se si hanno le idee chiare. Concentrare tutto sul ministero degli Affari Europei di Fitto provoca rallentamenti negli altri ministeri».
«In concreto - continua Gelmini - Azione propone il piano Italia Sicura, ovvero interventi urgenti e di semplificazione sul dissesto idrogeologico. Poi proponiamo di rilanciare Industria 4.0 declinandolo alla transizione ecologica. Significa soldi alle imprese e posti di lavoro. Sulla salute il governo si è incartato. Non prendere i soldi del Mes è una follia. Sarebbero serviti per aumentare gli stipendi nel settore medico e risolvere problemi concreti enormi. Mentre sulla scuola, determinante in ogni ruolo sociale per il Paese, vanno adeguati gli stipendi degli insegnanti a livello europeo così come i criteri di valutazione del loro operato».
«Azione è per un approccio costruttivo, presenteremo le nostre proposte in parlamento senza dogmi ideologici. Perché qui in ballo c'è il futuro del Paese», sottolinea l'ex ministro.
«Il Pnrr è un bel piano ma abbiamo visto che le riforme non si riescono a fare - dice Musitelli - Prendete il codice degli appalti. E' perfettamente inutile continuare a procedere con piccole modifiche che non cambiano la sostanza. Serve invertire il sistema autorizzativo pubblico, sostituirlo con autocertificazioni e controllo di qualità. Questa è l'unica vera semplificazione che può funzionare».