la replica alle interrogazioni

La Lega denuncia spaccio e degrado alla stazione e sul viale. Il Comune: «Arredi fatiscenti? Esagerato»

Basta fare una camminata nel quartiere per accorgersi dell'accattonaggio e dello spaccio che avviene alla luce del sole. Ma Palazzo Frizzoni dice che «l'attenzione è continua»

La Lega denuncia spaccio e degrado alla stazione e sul viale. Il Comune: «Arredi fatiscenti? Esagerato»
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Accattonaggio, scene di spaccio alla luce del sole, sporcizia sparsa per le aiuole, panchine usate come dormitori dalle persone senza fissa dimora e pavimentazione ormai logorata dal tempo. Tutte problematiche che da tempo interessano la stazione ferroviaria e le immediate vicinanze di piazzale Marconi, ma che nell’ultimo periodo sono estese anche a viale Papa Giovanni, via Maj e alla Galleria Fanzago. Basta fare una camminata di qualche minuto nel quartiere per accorgersi del degrado denunciato dalle opposizioni e, in particolare, dalla Lega, tornato terreno di scontro politico con Palazzo Frizzoni.

«L’attenzione dell’amministrazione e della polizia locale rispetto al Viale è stata, soprattutto nell’ultima fase, continua – si legge nella replica del vicesindaco e assessore alla sicurezza Sergio Gandi alle interrogazioni presentate più di un anno fa (luglio 2020) dai consiglieri leghisti Alessandro Carrara, Alberto Ribolla e Stefano Rovetta -. La descrizione di arredi e pavimentazione fatiscenti in maniera irreversibile appare eccessiva e non corrispondente al vero».

Parte del “declino” di viale Papa Giovanni dipenderebbe anche dal netto calo dei flussi turistici, che ha messo in difficoltà i negozi con le vetrine affacciate sulla strada. La pulizia della zona verrebbe poi garantita dagli operatori di Aprica, che periodicamente passano con soffiatori e spazzatrici, svuotando i cestini e raccogliendo i rifiuti da terra più volte al giorno.

Ma il problema principale, denunciato anche da chi abita nel quartiere, è lo spaccio. Nel tentativo di contrastare la vendita e il consumo di droga la polizia locale ha pattugliato l’area per un totale di 3.634 ore nei primi sei mesi dell’anno, un dato superiore a quello di tutto il 2020. Inoltre, gli agenti di via Coghetti presidiano la stazione quattro volte la settimana con turni di sei ore.

«Le verifiche hanno escluso che le aiuole siano utilizzate per occultare sostanze stupefacenti – spiega Gandi - il Viale non è considerato luogo di spaccio, a differenza di altre aree vicine. La presenza di senza fissa dimora, così come l’accattonaggio, si sono ampiamente ridotti anche in Galleria Fanzago. Le criticità comunque rimangono, ma l’attività di contrasto appare continuativa

Le criticità legate alla presenza di clochard

Una delle emergenze che caratterizzava la stazione dei treni e le pensiline delle autolinee erano i bivacchi e la presenza di persone senza fissa. Una presenza che si era attenuata durante il lockdown e che ora risulta essere «ridimensionata – aggiunge il vicesindaco - perché i giacigli non ci sono più, soprattutto quello permanente lungo la pensilina più vicina al parcheggio dell’Atb. Rimangono presenze che oggi appaiono più ordinate».

Gli sgomberi e gli interventi della polizia locale e di Stato hanno indotto alcuni ad allontanarsi, altri a rivolgersi alle strutture d’accoglienza o ad accettare l’aiuto offerto loro attraverso percorsi di reinserimento. «Non di tratta, salvo eccezioni, di persone dedite a delinquere – evidenzia Sergio Gandi -, non possono essere di certo fermate o portate in carcere per il semplice fatto che sostano in strada. Si tratta di un fenomeno sociale che, come tale, deve essere trattato. La polizia locale dedica ogni giorno da una a due ore al cosiddetto “servizio sveglia”. Il controllo, eseguito con l’aiuto di volontari, non consiste solo nell’allontanamento e nell’identificazione, ma in un censimento per la creazione di una vera e propria mappatura delle presenze».

Nell’aiuto dei senza tetto sono impegnati non soltanto i servizi sociali comunali, ma anche altre realtà del Terzo Settore. In particolare «il “Drop In” presso il Posto Caldo di Don Resmini – conclude il vicesindaco Gandi - che, nonostante un aiuto limitato di Regione Lombardia e Ats, è aperto cinque giorni la settimana, tre con costi a carico del Comune, e garantisce assistenza medica e infermieristica».

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