«O Lega o Sorte». Il mal di testa di Gandolfi alla vigilia del primo Consiglio provinciale
Il Carroccio non ne vuole sapere dei civici moderati e il leader di via Tasso sta cercando la quadra attraverso le deleghe...
di Wainer Preda
Per descrivere quanto sta accadendo in Provincia servirebbe il miglior Andreotti. Magari con una di quelle sue formule mirabolanti, che riuscivano a mettere insieme l’impossibile. Certo è che in via Tasso la situazione è ingarbugliata. E parecchio. Il presidente eletto, Pasquale Gandolfi, sta cercando di raggruppare intorno a sé una maggioranza solida nei numeri e nelle intenzioni. Che non traballi al primo alito di vento, spinto ad arte da questo o quel partito. Impresa ardua, a dire il vero. Perché allo stato attuale nella politica bergamasca più che le convergenze vigono le divergenze (e neanche parallele).
L’idea di arrivare al primo consiglio provinciale, quello di martedì 11 gennaio, con le deleghe già in mano per ora è utopia (anche se sono all'ordine del giorno). Mettere d’accordo il Pd, la Lega, i civici di Sorte e gli altri partiti sparsi qua e là nelle liste, è un po’ come cercare di far combaciare calamite che hanno tutte la stessa polarità, chiamata interesse proprio. Legittimo, beninteso.
In un’intervista a Seilatv, riportata anche dal nostro sito, Gandolfi ha detto di essere «assolutamente convinto che ci sia la necessità che l’intero arco costituzionale lavori in questi due anni maniera coesa e coordinata su un progetto di futuro. Questo è quello che è stato lanciato, proposto, ed accolto». Traduzione: sto lavorando a una grande coalizione. Con tutti dentro. Modello Draghi e anche più. Ovvero, il mandato che gli era stato assegnato, in tempi non sospetti e con tutti i crismi, dai vertici locali del Pd: dal segretario Davide Casati a Giorgio Gori, passando per i parlamentari.
Solo che alcuni partiti avrebbero posto paletti “ad excludendum”. La Lega, per esempio, proprio non ne vuol sapere di avere i Civici di Sorte a intralciare il suo cammino. Negli ultimi mesi si sono fatti la guerra. Scambiandosi bordate a mezzo stampa. Alcune più pesanti, altre più sottili e taglienti come nel carattere dei rispettivi leader. Tanto che, secondo indiscrezioni, il Carroccio non avrebbe esitato a mettere Gandolfi davanti all’aut aut: «O noi, o loro».
Solo che poi parlano i numeri, quelli usciti dalle urne per il consiglio provinciale. Dicono che la Lega ha 5 seggi e per avere la maggioranza ne servono 9. Per aumentare il suo potere di veto, il Carroccio vorrebbe incassare, in nome dell’unità del centrodestra, palesata per esempio a Treviglio, l’appoggio della Forza Italia di Alessandra Gallone che ha un consigliere provinciale, Massimo Cocchi.
La stessa Gallone ha precisato «che pur rispettando il patto istituzionale, l’alveo in cui ho tracciato il solco e sto lavorando è quello del centrodestra». Saremmo dunque a 6. Il settimo potrebbe essere l’uomo di Paolo Franco, il consigliere Alessandro Colletta. Questi avrebbe chiesto di entrare in Fratelli d’Italia. Per lui sarebbe pronta una delega in giunta provinciale. Ma Fratelli d’Italia in questo momento è all’opposizione e di sostenere un presidente piddino in via Tasso non ci pensa proprio, almeno secondo quanto dichiarato dal segretario Andrea Tremaglia.