la proposta

Rischio zona arancione, i governatori chiedono di modificare il parametro dell'Rt

La posizione espressa dai presidenti di regione è condivisa dal consigliere regionale bergamasco Niccolò Carretta. Si chiede di valutare la situazione negli ospedali, più che il numero di contagi

Rischio zona arancione, i governatori chiedono di modificare il parametro dell'Rt
Pubblicato:
Aggiornato:

Le vaccinazioni proseguono spedite, soprattutto in Lombardia. Il numero di contagi settimanali è in calo, la pressione sugli ospedali anche, così come diminuisce l’incidenza settimanale di contagi. Ma allora, in questo quadro epidemiologico mutato alla luce della campagna vaccinale, è ancora necessario dare tutto quel peso all’indice Rt per stabilire nuove chiusure? Per i presidenti di regione, da destra a sinistra, a prevalere è il no.

Per le chiusure devono essere modificati i parametri

A livello nazionale sta crescendo il pressing dei governatori per spingere il Governo a rivedere il parametro dell’Rt, ossia quello che indica la velocità con cui cresce la pandemia, misurando il numero medio di casi generati da ogni positivo. Paradossalmente, infatti, a fronte di un generale (anche se sempre timido) miglioramento della curva epidemiologica, la diffusione dei contagi tra i giovani e lo sviluppo di nuovi focolai intrafamiliari o scolastici sta facendo crescere l’Rt in molte regioni, con il risultato che dopo sole due settimane di zona gialla vengano retrocesse in zona arancione.

Tra le regioni a rischio anche la Lombardia, che venerdì scorso (7 maggio) aveva un Rt in crescita da due settimane consecutive e fisso a 0.92. Per come sono le norme, ad oggi, se l’indice arriva a 1 dovrebbe scattare la zona arancione, mentre a 1.25 la zona rossa. I presidenti di Regione hanno chiesto mercoledì un incontro con l’Esecutivo e il Cts nazionale, nella speranza che i parametri delle chiusure vengano rivisti.

Si valuti l’Rt ospedaliero

Una proposta alternativa viene lanciata a Palazzo Chigi dal consigliere regionale bergamasco di Azione, Niccolò Carretta, che su questo aspetto è allineato alle tesi dei governatori. «Con i più anziani ormai quasi completamente coperti dal vaccino e le riaperture delle attività nelle città è ormai evidente il controsenso dell’Rt come l’abbiamo sempre conosciuto», evidenzia.

Secondo Carretta bisognerebbe dare maggior rilevanza ai dati che arrivano dalle strutture di cura, al numero di ricoveri, ai posti letto occupati in terapia intensiva, oppure alla disponibilità di servizi ospedalieri.

«Se continuiamo su questa strada – aggiunge il consigliere regionale - avremo presto ancora molti contagi, ma una mortalità minore e una percentuale di ricovero sempre più bassa, questo perché le fasce più a rischio sono state messe relativamente al sicuro. Invece i più giovani e le persone sani hanno ripreso a muoversi e a incontrarsi. Per questo dovremmo discutere di dare maggior valore agli altri 20 indicatori che settimanalmente vengono monitorati dal Cts, perché il peso dell’RT, oggi, è troppo elevato visti i cambiamenti di scenario che sono avvenuti in queste settimane».

«Non si può lasciare che una Regione venga bloccata solamente dai contagi – conclude Carretta -. L’economia e la vita degli italiani devono riprendere con razionalità e prudenza».

Seguici sui nostri canali