L'intervista

Tiraboschi, il candidato mancato in città: «I vertici del centrodestra dovrebbero dimettersi»

L'ex manager Mediaset: «Hanno fatto un’operazione miope, tafazziana: se arrivi nel secondo tempo e non hai nemmeno il pallone, come fai a vincere?»

Tiraboschi, il candidato mancato in città: «I vertici del centrodestra dovrebbero dimettersi»
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di Wainer Preda

«Dopo la batosta che hanno preso, i vertici del centrodestra farebbero bene a dimettersi». Non usa giri di parole, come suo solito, Luca Tiraboschi.

All’indomani del risultato delle elezioni comunali di Bergamo, stravinte da Elena Carnevali, l’ex manager di Mediaset, - oggi scrittore e fumettista e la scorsa estate papabile candidato sindaco per il centrodestra prima di Andrea Pezzotta -, fa un’analisi spietata quanto lucida dal voto.

Tiraboschi, innanzitutto lei per chi ha votato?

«Ho votato per la signora Elena Carnevali».

E perché?

«L’avevo già dichiarato mesi fa, in un’intervista al vostro giornale: se non ci fossero state significative novità nella campagna elettorale non avrei votato per il centrodestra. E nulla è cambiato. Anzi, nel centrodestra ho persino notato un impoverimento d’idee ancor più evidente».

Per esempio?

«L’inutile insistenza sulla questione dei parcheggi in centro. Sembra che Bergamo abbia solo quel problema. Non si può ragionare solo su una tematica, peraltro inesistente e che non interessa a nessuno».

Della Carnevali, invece, cosa l’ha convinta?

«Niente. Ho semplicemente scelto il male minore. Glielo dico in tutta franchezza. Spero almeno che Carnevali rappresenti un elemento di continuità con l’amministrazione precedente di Giorgio Gori che, a parte una paio di grossi svarioni come il Palazzetto dello Sport, che non si doveva toccare, e la Montelungo, che credo non sia tutta responsabilità sua, è stata felice».

Dunque continuità è stato il messaggio vincente?

«La signora Carnevali, in tutta onestà, non era un candidato fortissimo. Però mi ha convinto la certezza che Bergamo avrà continuità. Non mi sarebbe piaciuta una città bloccata dal cambio di amministrazione che mettesse in discussione ciò che è stato fatto fin qui».

Da esperto, la campagna di comunicazione di Carnevali come le è sembrata?

«Non mi è sembrata niente di che. Erano una serie di slogan infilati uno dietro l’altro, tipici dell’attitudine di comunicazione che hanno i politici. C’erano dei titoli ma mai degli svolgimenti. Non c’era mai una ricetta, ma solo la lista degli ingredienti. Però ripeto, la continuità è importante. L’altra parte, per quanto onestamente fosse la mia, è stata molto meno convincente».

Cosa non l’ha convinta di Pezzotta?

«Voglio esprimere solidarietà umana assoluta ad Andrea Pezzotta. Il problema non era lui, nonostante fosse un candidato debole. Il guaio è stato il suo atterraggio nel tessuto bergamasco. Un atterraggio arrivato a fine gennaio che non avrebbe consentito a nessuno, ripeto a nessuno, di vincere le elezioni».

Comunicativamente, come l’ha visto?

«Pezzotta non aveva il physique du role per una simile campagna elettorale. Gli mancava il piglio, ha infilato una serie di dichiarazioni sbagliate, bisogna dirlo (...)

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Commenti
Andrea

Ma se abita in Svizzera, come fa a votare a Bergamo? non ha mai spostato la residenza?

giovanni

per punire chi non lo ha candidato vota dall'altra parte. si è commento e giudicato da solo

Aurora

Dormi tranquillo che dopo queste dichiarazioni non voteranno neanche te...

Carlo

Fenomeno che chiacchiera troppo, abita in Svizzera, si occupi dei problemi del suo paese.

Mariano Giusti

Pezzotta infine si è rivelato un gran signore mandato allo sbaraglio dalla destra cittadina che ha un vuoto pneumatico di idee e contenuti

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