L'intervista

Il provveditore Patrizia Graziani: «Sì al vaccino obbligatorio per il personale scolastico»

La numero uno della scuola bergamasca fa il punto della situazione in vista di settembre. E non ha dubbi: i docenti devono vaccinarsi

Il provveditore Patrizia Graziani: «Sì al vaccino obbligatorio per il personale scolastico»
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di Andrea Rossetti

Dodici mesi fa, a tenere banco erano i banchi a rotelle (perdonate il gioco di parole). Oggi il tema è finito in soffitta - insieme a quegli stessi banchi, talvolta -, ma la situazione scuola-Covid non pare avere fatto grandi passi avanti. Luglio si avvia alla conclusione, eppure ancora non si sa praticamente nulla su come il Governo abbia intenzione di affrontare il prossimo anno scolastico. Essere ottimisti riguardo a una ripresa al cento per cento della didattica in presenza, dunque, non è semplice. Eppure la dottoressa Patrizia Graziani, dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale di Bergamo, dice di essere tranquilla: «Non siamo in alto mare, abbiamo alle spalle, purtroppo, oltre un anno di lavoro attorno alla pandemia, le scuole bergamasche sono in sicurezza da tanti mesi ormai. Grandi criticità, al momento, mi sento di dire che non ce ne sono».

A parte quella, cronica, dei trasporti.

«Ha detto bene, cronica. Il problema resta quello. È ovvio che la volontà è iniziare e continuare con la didattica in presenza al cento per cento, ma oggi i mezzi del trasporto pubblico hanno una capienza fissata all’ottanta per cento. Qui in Bergamasca c’è un ottimo dialogo con il settore, c’è collaborazione, ma il problema resta».

La soluzione sarà ancora quella degli ingressi scaglionati?

«Per ora sì. Ci saranno due o tre orari di ingresso e due o tre orari d’uscita».

Si ipotizza, per settembre, l’utilizzo del Green Pass per il trasporto pubblico. Può essere una soluzione?

«È un’opzione. Ma il problema è noto da tempo. I bus viaggiavano strapieni già da prima della pandemia. Il Covid ha solo acuito la problematica».

A proposito di Green Pass: sono ancora pochi i ragazzi in età scolastica vaccinati.

«È vero, ma ci stiamo lavorando. Purtroppo non possiamo prevedere il futuro, sapere come sarà la situazione da qui a uno o due mesi. Il primo piano per il ritorno a scuola lo stiamo elaborando, ma molto dipenderà dall’evoluzione epidemiologica».

E dai tempi delle vaccinazioni. Regione Lombardia ha annunciato che a fine agosto prevederà dei giorni dedicati soltanto alle vaccinazioni degli studenti. Funzionerà?

«Sicuramente sarà importante, anche se ciò significa che le scuole inizieranno con i ragazzi coperti, tutt’al più, solo dalla prima dose. Senza contare quei genitori che non vogliono fare vaccinare i figli. Questo è un problema, perché sono i più giovani i soggetti che vivono maggiormente la socialità, soprattutto in estate. Servirebbe una seria campagna dedicata appositamente a quella fascia d’età e ai loro genitori».

Però ci sono anche membri del personale scolastico che non sono ancora vaccinati...

«Al momento, i dati lombardi dicono che il novanta per cento circa del personale scolastico si è vaccinato. Nella nostra provincia i numeri sono un po’ più alti, anche perché, grazie alla collaborazione con Ats Bergamo, siamo partiti presto con le somministrazioni».

Sarebbe d’accordo con l’obbligo vaccinale per il personale scolastico?

«Sì, sarei d’accordo. È un discorso di sanità pubblica e non dobbiamo dimenticare che quello che noi offriamo è un servizio pubblico. Proprio come il personale medico, dunque, anche quello scolastico deve pensare alla comunità».

A un docente che non vuole vaccinarsi cosa direbbe?

«Che sta mettendo a rischio la vita sua e degli altri. Dunque, se proprio non vuole vaccinarsi, scelga di fare la vita del non vaccinato, quindi non la vita pubblica e sociale».

È ipotizzabile, come per il personale medico, il demansionamento e lo stop alla retribuzione?

«Su questo lascio fare al Governo. Ripeto però: la scuola è un servizio pubblico che raggiunge milioni di persone».

I vaccini la rendono più tranquilla rispetto a un anno fa?

«Be’, certo. Ma non solo. Ho visto come la scuola e tutte le persone che ne fanno parte sono riuscite ad affrontare il difficilissimo anno appena trascorso. C’è una rete di relazioni che ha dimostrato di funzionare bene. Ora sappiamo che, nonostante tutte le difficoltà, possiamo farcela».

I risultati degli ultimi test Invalsi dicono altro... È la Caporetto della scuola italiana?

«Diciamo che hanno portato a galla tutta una serie di criticità che non si può più fare finta che non esistano. Però a Bergamo la situazione non è così tragica come in altre parti d’Italia. Noi abbiamo solo i dati aggregati, ogni scuola ha invece i risultati specifici, ma posso dire che nella nostra provincia la media è decisamente migliore rispetto a quella nazionale. Detto ciò, legare quei pessimi risultati solo alla didattica a distanza o all’anno di convivenza con la pandemia è riduttivo». (...)

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