Dalmine, «ma davvero serviva il sintetico? Il velodromo è sinonimo di ciclismo!»
L’assessore Facoetti e il sindaco Bramani hanno effettuato un sopralluogo dopo l’avvio del cantiere. Ma c'è scetticismo sull’intervento

di Laura Ceresoli
Insieme all’assessore Enrico Facoetti, nei giorni scorsi il sindaco Francesco Bramani ha effettuato un sopralluogo al Velodromo di Dalmine dove hanno da poco preso il via i lavori di riqualificazione.
Sebbene questo progetto di ammodernamento sia atteso da tempo e segni un importante passo avanti nel potenziamento delle strutture sportive cittadine, non mancano le critiche. A partire proprio da questo giro di perlustrazione al quale le minoranze speravano, quantomeno, di essere invitate a presenziare.
«Ho fatto richiesta di sopralluogo al cantiere, nel rispetto della sicurezza e nelle aree accessibili, ma a oggi non ho ancora ricevuto nessuna risposta - lamenta il capogruppo del Pd Renato Mora -. Eppure faccio presente che io sono l'unico lì dentro che ha frequentato il velodromo da atleta, da dirigente sportivo, da appassionato e da amministratore».
E sull'opera di restyling aggiunge: «Verranno spesi 770 mila euro per il rifacimento del campo da calcio, più di un terzo di quanto stanziato. Il campo in erba sintetica non risulterà funzionale all'attività ciclistica che prevede il montaggio di palchi e strutture al suo interno. Inoltre l'anello di cemento della pista è deteriorato e ha bisogno di interventi, a oggi non previsti, addirittura ora viene percorso dai mezzi pesanti del cantiere con il rischio di rovinarlo ulteriormente».
Lucido anche il commento dello scultore Luigi Oldani: «Un impianto quasi centenario, conosciuto in tutta Italia e nel mondo come Velodromo, luogo in cui si svolge attività di ciclismo su pista, meriterebbe più rispetto anche nei comunicati dell’Amministrazione comunale (...)