Bella da far scoppiare il cuore

Minuto 93', l’Atalanta sta facendo torello in mezzo al campo e alla fine la palla arriva a Gomez. Qualche metro verso la porta, destro portentoso all’angolino e gol del 4-1 nel sacco. Una roba che se la racconti ai nipotini, tra vent'anni, non ci credono. Già, amici atalantini, perché chi era allo stadio ieri pomeriggio non potrà mai dimenticare la vittoria più larga della storia a Bergamo contro l’Inter. Nel 4-1 che ha demolito i milanesi c’è la vera essenza del calcio di Gasperini: una partita da urlo, forse la migliore con il tecnico di Grugliasco in panchina.




Il prepartita: polizia ovunque. Alle 10 della mattina, con il tempo uggioso e una leggera pioggerella che taglia il cielo, l’avvicinamento allo stadio diventa presto una presa di coscienza: Atalanta-Inter non è mai una partita tranquilla dal punto di vista dell’ordine pubblico. Intorno alla zona dell’impianto di viale Giulio Cesare ci sono camionette e militari in ogni angolo pronti a intervenire se dovesse succedere qualcosa, ma il nostro passaggio è semplice e il parcheggio del Lazzaretto semi deserto è ormai a portata di mano. Il pubblico pian piano arriva e alla fine fermerà il conteggio su oltre 20.600 presenze. In sala stampa si discute se Gasperini punterà su Zapata o Rigoni (nella rifinitura aveva provato anche il numero 24 argentino), ma alla fine la formazione ufficiale è quella attesa. E nell’Inter, nonostante le voci della vigilia, giocano praticamente tutti i migliori tranne un paio di elementi che martedì erano in campo contro il Barcellona. Lo stadio è zeppo, piove e ci sono ombrelli ovunque, ma lo spettacolo è totale.
Primo tempo, incredibile stare solo sull'1-0. Timori e paure di chi, senza Palomino, si sentiva spoglio come gli alberi nel mese di dicembre vengono spazzati via in una manciata di minuti e per tutto il primo tempo in tribuna e in Curva volano moccoli di ogni tipo con la squadra che segna (solo una volta) e sbaglia (un sacco di volte) creando i presupposti per un 3-0 o un 4-0 che sarebbe stato sacrosanto. Sugli spalti ci si guarda sbigottiti, le parate di Handanovic diventano presto una costante preoccupante e fino al tramonto del primo tempo c’è solo una squadra in campo. Tutti, nessuno escluso, restano abbagliati dalla bellezza della manovra nerazzurra ma la preoccupazione che corre sui social e allo stadio è la stessa: adesso finisce che arriva una beffa di proporzioni bibliche. Durante l’intervallo, un paio di amici arrivano a commentare sotto la postazione giornalisti e nei loro occhi ci sono grande soddisfazione ma anche tanta preoccupazione che alla fine della partita ci si possa mangiare le mani. Non succederà, ormai siamo grandi.




















Ripresa da scoppiare il cuore. Dopo il riposo, le squadre entrano in campo e l’Inter beneficia di un rigore che fa arrabbiare Gasperini e premia ingiustamente una squadra ai limiti dell’imbarazzante. Dal Pitch View qualche fenomeno corre contro al tecnico degli orobici appena Icardi insacca il pallone e si dice siano volati sputi e insulti. Al 2-1 di Mancini, il dottore e il team manager dell’Atalanta reagiscono al contestatore solitario e vengono allontanati, ma resta la figura da idiota di chi si comporta da incivile. Lo stadio è una bolgia, il 3-1 di Djimsiti e il 4-1 in pieno recupero di Gomez sono due gemme di una domenica da incorniciare che regala al campionato italiano un’Atalanta finalmente sui suoi livelli, seguita con amore e grande trasporto da tutta la sua gente. La festa finale, l’abbraccio dei tifosi al gruppo in festa e il turbante di Toloi (undici punti sutura in testa per un taglio da far accapponare la pelle) sono tutte cartoline che per tanto tempo rimarranno nel cuore e nella mente di chi c’era.
Martino, la festa e il sogno Champions. Dopo il fischio finale di Maresca, l’ultimo a lasciare il campo è Marten de Roon, che come sempre passa a salutare e ringraziare tutti i tifosi sugli spalti. A inizio gara, davanti alle curve c’erano fumogeni che non se ne volevano andare via, alla fine rimangono solo i grandi sorrisi di chi ha visto il numero 15 olandese abbracciare anche fisicamente tutta la sua gente e un gruppo che ha continuato la festa anche negli spogliatoi. Fuori dallo stadio, sentendo la voce dei tifosi che cercano autografi e guardando i loro occhi resta solo una grande certezza: Bergamo crede fermamente in un altro campionato da urlo. Adesso ci saranno due settimane di sosta per preparare i prossimi impegni e se ancora non è stato fatto nulla va ricordato come, da adesso, la Dea sia a pochissima distanza da Europa League e Champions League. Avanti ragazzi, tutti uniti non ci può fermare niente.