Da oggi, 4 dicembre

La Carrara chiude il 2023 in bellezza: il ritratto di Aretino di Tiziano e le foto di Sugimoto

L'Accademia ha deciso di chiudere al meglio l'anno della Capitale della Cultura con due esposizioni «piccole ma preziose»

La Carrara chiude il 2023 in bellezza: il ritratto di Aretino di Tiziano e le foto di Sugimoto
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di Marta Belotti

Doppio sprint finale all'Accademia Carrara che, mentre l'ultima mostra temporanea Tutta in voi la luce mia continua a essere apprezzata e visitata da bergamaschi e turisti, ha inaugurato oggi (4 dicembre) due nuove esposizioni, «piccole ma preziose» per usare le parole della direttrice dell'Accademia Maria Cristina Rodeschini.

Si tratta di Tiziano e Aretino. Il ritratto di un protagonista del Rinascimento, a cura della direttrice stessa, di Paolo Plebani e Giulia Zaccariotto, che resterà al secondo piano (all'interno della permanente) fino al 1 aprile 2024, e Hiroshi Sugimoto. Opera house, una selezione per Bergamo, a cura di Filippo Maggia, fino al 25 febbraio 2024.

Da sinistra a dsetra: l'assessore alla Cultura Nadia Ghisalberti, il general manager dell'Accademia Carrara Gianpietro Bonaldi, la direttrice dell'Accademia Maria Cristina Rodeschini e Gianluigi Venturini di Intesa Sanpaolo

«È stato un 2023 vincente per Bergamo, per Brescia e anche per l'Accademia Carrara - ha sottolineato il general manager della Carrara, Gianpietro Bonaldi -. Non ci siamo fatti mancare nulla e dopo il grande successo con il Cecco del Caravaggio, seguito da Vette di Luce e poi ora con Tutta in voi la luce mia, non ci siamo fermati». L'assessore alla Cultura Nadia Ghisalberti conferma: «L'Accademia è stata protagonista di questo anno della cultura, riuscendo a sviluppare al massimo le potenzialità di un patrimonio come questo».

Un prestito importante

In questi due ultimi progetti espositivi l'Accademia ha dimostrato nei fatti la stima che le viene tributata a livello nazionale e internazionale. La mostra sull'Aretino è infatti basata su un prestito proveniente dalla Galleria Palatina di Palazzo Pitti (Gallerie degli Uffizi) di Firenze. È il Ritratto di Pietro Aretino eseguito da Tiziano nel 1545, affiancato da una serie di opere che spaziano dalla grafica alla medaglistica all'editoria. L'esposizione è stata posta vicino alle opere del Moroni, appartenenti alla mostra permanente, perché con queste dialoga, o meglio discute.

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Ritratto di Pietro Aretino. Tiziano Vecellio, 1545

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Paolo Plebani, curatore

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Sonetti lussuriosi, di Pietro Aretino

«Se infatti l'artista bergamasco sceglieva come oggetto dei suoi ritratti anche persone umili, del popolo, l'Aretino invece rivendicava che solo le persone importanti potessero vantare di questo privilegio», ha spiegato il curatore Paolo Plebani.

Letterato promotore di se stesso, primo a non avere un signore (o non uno solo), Pietro Aretino fu sicuramente un personaggio singolare e tra le sue specificità vi sono anche le medaglie raffiguranti se stesso che univa alle sue epistole: «Erano uno strumento di marketing perfetto, perché potevano essere inserite nella spedizione senza particolari problemi. L'Aretino le creava ad hoc e in quantità seriale per usale come strumento di propaganda».

Schermi di luce

Hiroshi Sugimoto architetto, designer e fotografo, che, come ha ricordato il curatore dell'esposizione FIlippo Maggia, «non si concede facilmente». Eppure, per Bergamo ha fatto un'eccezione. Ha concesso all'Accademia alcuni scatti di Opera House, un progetto che lo ha visto girare i teatri di tutta Italia e scattare foto a teatri senza pubblico al cui centro si trova uno schermo da cinema.

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Filippo Maggia, curatore con alle spalle il Teatro Sociale di Bergamo

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Retro del Teatro sociale, Sugimoto

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Teatro Comunale Masini (Faenza), Sugimoto

Filippo Maggia spiega: «Sugimoto si è chiesto cosa potesse succedere nel fotografare uno schermo cinematografico sul palco di un teatro. Ha lasciato l'otturatore apertoe come risultato finale ha scoperto che di questo rimane impresso solo e soltanto luce. Nei teatri italiani ha deciso di proiettare proprio film di questo Paese». Le foto, in bianco e nero, restituiscono quindi un senso di sospensione temporale, di pace, tranquillità e inducono al silenzio. Per la sua capacità di dialogare con l'ultima mostra tra pittura e melodramma, l'esposizione fotografica si trova al piano terra, alla fine del percorso della mostra temporanea.

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