La Madonna dei Campi di Brignano che ospitò le nozze tra Mirko e Licia
Nel 1985 un cast stellare registrava We are the world, Londra e Philadelphia ospitavano il Live Aid, al cinema usciva Ritorno al futuro e Microsoft lanciava la prima versione di Windows. Non solo. I dirigenti di Italia Uno impazzivano e decidevano di trasformare un cartone animato giapponese di culto, Kiss Me Licia, in un telefilm italiano ad esso ispirato. Ma come nel film La Mosca, la trasposizione andò storta e partorì un orribile mostro ibrido. Così trash da non poterne fare a meno. Si partì con Love Me Licia e ci furono ben tre stagioni a seguire. Alla fine della seconda, Licia dolce Licia (1987), l’amore tra la rockstar dai capelli giallorossi, Mirko, e la ragazza acqua e sapone di umili origini Licia (interpretata da un’inimitabile Cristina d’Avena), venne coronato dalle nozze. Ospitate, guarda guarda, da un santuario della Bergamasca.
Galeotta fu Brignano. Cornice del lieto evento il santuario della Madonna dei Campi di Brignano, anche se nell’inquadratura da lontano che introduce la scena del matrimonio (finalmente concesso da Marrabbio, padre di Licia), per tirarsela un po’, è stato inserito il più sontuoso santuario di Caravaggio. Il budget evidentemente risicato, nonostante corressero i tempi delle vacche grasse per le reti private, ha fatto sì che il numero di comparse a disposizione fosse risicatissimo: non c’è praticamente nessuno, in chiesa. E tutta la scena è di una povertà produttiva stupefacente. Ma fa storia. Perché a Brignano il santuario è cornice ancora oggi di molti matrimoni, e la celebrità data da quella spassosa vetrina nazionale anni ’80 fa sempre ridacchiare le future coppie. E i loro amici.
Chiesa del ‘600. Ecco la descrizione del santuario sul sito del Comune di Brignano. "Il Santuario della Madonna dei Campi è situato a poco più di un chilometro dal centro abitato, in aperta campagna, tra i comuni di Brignano, Treviglio e Castel Rozzone. L’edificio seicentesco, preceduto da un portico ad archi, presenta un’unica aula, su cui affacciano i due altari laterali, dedicati rispettivamente a San Barnaba e ai Santi Lucio e Margherita. Il contratto per l’esecuzione dell’altare maggiore, ad opera della bottega Fantoni di Rovetta, è datato 13 ottobre 1725. Più problematica resta l’attribuzione della splendida statua in marmo di Carrara al centro della macchina d’altare, raffigurante l’Immacolata con il Bambino mentre schiacciano il demonio. L’opera, considerata un capolavoro per la qualità esecutiva, è stata recentemente assegnata allo scultore Carlo Beretta, attivo presso il cantiere del duomo di Milano dal 1716. L’edificio ha subito un importante intervento di restauro conservativo negli anni 2004-2005".