Ricordiamoci quella coreografia e quegli applausi inarrestabili

Sembrava potesse essere una di quelle notti da raccontare ai nipotini, è finita come quasi sempre negli ultimi anni semplicemente perché la squadra più forte ha deciso di giocarsela al meglio lasciando le briciole a chi, con un buon finale di gara, poteva pure pareggiare senza rubare nulla. Atalanta-Juventus è stata la prima gara da brividi dei prossimi trenta giorni, i ragazzi di Gasperini non sono riusciti a fare l’impresa, ma l’uscita dal campo tra gli applausi del pubblico e il modo in cui gli avversari hanno interpretato la partita confermano che ormai la considerazione generale è quella della grande squadra.
Il prepartita: nebbia e deficienti in tour. Questo sarà l’unico accenno a certi personaggi che, alle 19 di un giorno feriale, non trovano nulla di meglio da fare che presentarsi in una ventina (così riportano le cronache della polizia) per lanciare sassi contro i bus dei sostenitori bianconeri. L’Atalanta, gli atalantini e il mondo del calcio non hanno bisogno di voi. Fortunatamente la situazione non è degenerata. Intanto, nel tardo pomeriggio orobico, quando la sera iniziava a calare sulla città, una fitta nebbia ha scatenato il tam-tam social: ma si gioca? Allo stadio, intorno alle 18.30, la situazione era sotto controllo e anche se non c’era grande visibilità (soprattutto dagli spalti) la partita è stata confermata. Il freddo era pungente, non riuscire a vedere lo stadio quasi pieno (16.500 i presenti) è stato un peccato, anche perché in Curva Nord è stato srotolato, all'ingresso in campo delle squadre, lo splendido striscione dipinto a mano con gli eroi che vinsero la Coppa Italia del 1963 con un drappo bianco a chiedere, 55 anni dopo, di riscrivere la storia. Il clima allo stadio era elettrico ma, purtroppo, le maglie gialle della Juventus hanno ricacciato subito indietro i sogni di gloria della Dea...












Il primo tempo: doppio colpo da ko. Quel grande campione che risponde al nome di Gonzalo Higuain, dopo nemmeno 3’ minuti, è già in area di rigore pronto a trafiggere Berisha. I propositi di salvare la porta per giocarsela al ritorno vanno subito in frantumi e, del resto, basta guardare le facce dei tifosi alla lettura delle formazioni per capire che la Vecchia Signora fa davvero sul serio: dentro tutti i migliori, Allegri non concede nulla sul piano delle scelte e l’avvio di gara è perfino avvilente vista la furia agonistica con cui la Juve travolge la Dea. Con il passare dei minuti gli orobici provano a fare qualcosa in più e al 24’ succede per la seconda volta in stagione che il Var, a Bergamo contro la Juve, suggerisca all’arbitro di prendere una decisione giusta a favore dei nerazzurri. Sul tocco di Cornelius per Cristante, Benatia ferma la palla con la mano e Valeri assegna il rigore. Dal dischetto, però, il capitano Gomez tira debolmente alla sinistra di Buffon e il neo quarantenne estremo difensore bianconero si esalta. Per tutto il primo tempo, la prestazione della Juventus e la delusione nerazzurra si tagliano a fette come la nebbia ed è quasi una fortuna che al riposo il risultato sia ancora in bilico.
La ripresa: boato per ogni angolo. Dopo il riposo, con Ilicic dentro al posto di Cornelius, la squadra orobica attacca sotto la Nord e l’avvio sembra promettente: la palla recuperata da de Roon con destro debole di Gomez a seguire e il tiro cross dello stesso numero 10 nerazzurro messo in angolo da Buffon poco dopo accendono la folla nerazzurra, che per tutta la ripresa scalda l'ambiente con boati perentori su ogni calcio d’angolo guadagnato o per un semplice pallone recuperato. La sensazione è che, con un gol, la Dea possa davvero svoltare, ma il pubblico stavolta non riesce ad incidere come in tante altre occasioni. Nel finale, con la Juve piazzata a protezione dell’area e il solo Higuain in costante proiezione offensiva, la palla buona capita sul piede di Hateboer (era in fuorigioco quindi c’è il rischio che il Var sarebbe intervenuto) ma Buffon mette ancora braccia, mani e corpo a protezione della porta e lo 0-1 è salvo. La ribattuta mancata di Petagna, gli inserimenti di Barrow, le giocate di Ilicic e i contrasti di Palomino e Masiello sono dettagli che regalano emozioni più o meno positive al pubblico, ma la sostanza è sempre la stessa: la Juventus ha vinto perché è più forte e ha gestito la situazione senza grandi problemi.
#AtalantaJuve #TimCup ??? (RIS)
Ci avete regalato una bella partita @Atalanta_BC
Grinta e Passione ⚫️? ?#GoAtalantaGo ?? pic.twitter.com/Cgu0uQ5POr— ????ℂ???????????? (@MilenaLazzaroni) 30 gennaio 2018
Il saluto di #DeRoon @Dirono al 12° uomo ...emozione ???#AtalantaJuve #TimCup ??? (RIS)
⚫️? #GoAtalantaGo ?? @Atalanta_BC ? pic.twitter.com/EZbLqcIQh3— ????ℂ???????????? (@MilenaLazzaroni) 30 gennaio 2018
Gli applausi finali e la delusione del web. Al fischio finale di Valeri, la cartolina che regala il vecchio Comunale è bellissima. Lo stadio applaude la Dea, Masiello e de Roon ringraziano tutti ricambiando gli applausi, e lo stesso fanno Gasperini e altri giocatori. Mentre i fischi sommergono Higuain (tanto forte quanto fastidioso per le continue proteste con il direttore di gara), il pubblico lascia lo stadio e si avvia verso casa affidando ai social le prime sensazioni sulla terza sconfitta consecutiva in casa appena maturata. Le opinioni sono tante, i giudizi obiettivi che tengono in considerazione anche il valore dell’avversario forse un po' pochi. La sensazione è che il rischio di passare dalla troppa euforia allo sconforto "solo" perché in una semifinale di Coppa Italia (ricordate quando si usciva con il Gubbio? Mai dimenticare da dove si arriva...) vince l’avversario che in Italia spadroneggia da anni sia dietro l'angolo. Il tifoso, del resto, è passionale. Tutti sono delusi dal risultato, ma fortunatamente in tanti pare già germogliare il giusto spirito: è andata, pensiamo alla prossima. Domenica arriva il Chievo e tocca vincere. L’Europa 2018/2019 passa principalmente da lì, parola di Gasp.