Tradizione

La transumanza torna in Città Alta, poesia d’altri tempi su mura e colli

Dal 29 al 31 ottobre il Festival del Pastoralismo abbraccia Bergamo. Mercatino a km 0 nell’ex monastero di Valmarina. Menù a tema per un mese nei ristoranti affiliati

La transumanza torna in Città Alta, poesia d’altri tempi su mura e colli
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di Fabio Cuminetti

Dopo la “Transumanza dei bergamini” a cavallo tra fine settembre e inizio ottobre, con una mandria di mucche che da via Baioni è arrivata fino a Lodi Vecchio (85 chilometri), sabato 30 ottobre il Festival del Pastoralismo rimette in strada una tradizione iniziata nel 2014 e interrottasi solo nell’anno nero del contagio: la mini transumanza delle mura e dei colli. Protagoniste le pecore bergamasche, in una festa che andrà ad abbracciare l’intero weekend.

Il cartellone di iniziative comincia già la sera di venerdì 29 all’insegna della cucina tipica con la carne d'eccellenza dell'ovino gigante bergamasco. Alcuni ristoranti proporranno, da quel giorno e fino alla fine di novembre, almeno uno dei seguenti piatti: “rafioli” di Sant'Alessandro, sguasètt, bèrgna, codeghì de bessòt. Partecipano: Da Mimmo, Il Sole, Gigianca, Trattoria Brosetti, Ai Colli Damimmo sul Green, Chalet Masa (Castione della Presolana), Trattoria Visconti (Ambivere), La Piana (Sorisole), Polisena-l'altro agriturismo (Pontida). Info sui siti dei ristoranti.

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Sabato 30 va in scena il cuore dell’evento: pecore e agnelli, asini, cani, accompagnati dai fischi dei pastori, risalgono i bastioni. Come nel 2019, infatti, il percorso inizia in Città Bassa. Partenza alle 9.30 da via Baioni (angolo via Sporchia, campo sportivo Utili). Una volta giunti in Piazzale Oberdan, l’itinerario sale verso la Città alta seguendo via San Tomaso e via Pignolo. Quindi si attraverserà Porta Sant’Agostino (a destra) e si sfilerà (come in anni passati) sul viale delle Mura sin a Colle Aperto. Da qui si salirà sui colli per via Beltrami e, proseguendo per via Castagneta, si arriverà a Valmarina.

La transumanza è un modo per raccontare come i pastori bergamaschi continuino, da mille anni, a fare la spola tra le pianure solcate dai fiumi che scendono dalle Alpi Orobiche (Oglio, Serio, Adda) e gli alti pascoli degli alpeggi. Continuano anche – come fa il gregge del festival, condotto dal pastore parrese Mario Cominelli - a passare da Bergamo, pascolando le aree a verde della periferia ma anche quelle sotto le mura, dove eseguono un servizio di “manutenzione ambientale” del tutto sostenibile.

Le mura, le sue cannoniere, le polveriere e gli spalti hanno una storia che li lega alle pecore. La polvere da sparo era ottenuta dal salnitro ricavato dalla terra di speciali strutture, i tezzoni, tettoie dove di notte le pecore venivano ricoverate e depositavano i loro escrementi. Un grande tezzone funzionò per secoli al prato di Sant’Alessandro (dove sorge l’attuale Piazza della Libertà) sino al 1821.

All’arrivo del gregge (mezzogiorno circa) i partecipanti potranno visitare il mercatino dei prodotti a km 0 del Parco e di produttori di formaggi artigianali bergamaschi, acquistare libri, visitare la mostra “Campanacci d’Italia”, assaggiare carni ovine cucinate, salumi e formaggi accompagnati dalla polenta del mais spinato di Gandino. Colonna sonora immancabile i baghèt di Renato Carminati e Mario Borali, e di altri giovani suonatori.

All’antico monastero di Valmarina, poi, il festival terrà banco fino a domenica 31 tra convegni e presentazioni di libri. Non solo: la domenica mattina si terrà la Mostra locale della razza bruna italiana, con momento di commemorazione di Tino Ziliani. Sia sabato che domenica (11-14) servizio di cucina: polenta di mais spinato di Gandino con salumi (prosciutto crudo “botto” di Ardesio e salame bergamasco) o formaggi (Branzi ftb, Strachitunt dop, Taleggio dop). Piatti caldi di carne ovina bergamasca innaffiati da Valcalepio rosso Doc e San Colombano Doc. Al pomeriggio castagnata del gruppo Alpini.

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