Satira

Natalino Balasso e il suo "Dizionario". Con cui scardina la definizione delle parole

Stasera il comico, ormai una sorta di influencer alternativo sui social, è al cineteatro Gavazzeni di Seriate. Uno spettacolo illuminante

Natalino Balasso e il suo "Dizionario". Con cui scardina la definizione delle parole
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C’è un grande libro al centro del palco, al suo interno si trovano oltre 250 lemmi incolonnati come in un dizionario. È un libro che viene consultato col pubblico, pieno di parole in cerca di definizione. Il pubblico è chiamato a dare qualche indicazione: non i termini ma i numeri delle pagine e i numeri delle parole disposte in rigoroso disordine alfabetico. A seconda della parola casualmente trovata, Natalino Balasso improvvisa monologhi a partire dalla definizione del lemma. “Dizionario Balasso”, questo il titolo dello spettacolo che va in scena stasera al cineteatro Gavazzeni di Seriate, è un corollario al precedente monologo, “Velodimaya”, sulla nostra comprensione del mondo. Ciò che governa questo nuovo monologo è la parola definizione: un termine, questo, disinnescato e raccontato perché la definizione è ciò che fa vedere il mondo in maniera distorta, che fa credere che la verità sia una sentenza definitiva.

La parola porta già nel suo corpo la menzogna perché ogni significato ha confidenza col suo contrario, così che si può estendere a tutti gli umani quel che Don De Lillo scrive nel suo magnifico Cosmopolis: «Mentire è il tuo modo di parlare». Nel mondo contemporaneo le parole diventano tag, cioè etichettano le cose come si etichettano le mele: una ad una ma con lo stesso disegno. Il tag è definitivo per definizione, è la modalità tranciante in cui rientra la nostra comprensione della società. Ogni concetto è una scatola chiusa di cui leggiamo solo l’etichetta: il tag. Cosa c’è nella scatola? Perché ci ostiniamo a tenerle chiuse quelle scatole? È qui che Balasso si produce nell’arte in cui è ormai specializzato: rompere le scatole.

Balasso ha anche una vera “second life” in Rete. La strada del digitale l’ha imboccata con successo da alcuni anni. Ha aperto un canale YouTube (con 209mila iscritti), rigorosamente senza pubblicità, e anima il proprio profilo di Facebook (457mila mipiace) con una cosa che neanche lui chiama satira, ma che forse, in fondo, lo è. Perché implica «l’irrisione dei vizi della gente – spiega Balasso - facendo finta di non parlare dei vizi della gente. Quel che faccio su Youtube non si può fare in televisione, non si può usare il linguaggio che uso e nemmeno questo tipo di scorrettezza».

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