L'esperta risponde

I consigli di Laura Adele Feltri. Se cresce l'inflazione, le case sono ancora più un bene rifugio

L'immobiliarista bergamasca affronta la situazione del mercato immobiliare anche alla luce delle vicende internazionali

I consigli di Laura Adele Feltri. Se cresce l'inflazione, le case sono ancora più un bene rifugio
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di Paolo Bosio

La guerra in Ucraina e le sanzioni alla Russia avranno conseguenze economiche per l'Italia e per l'Europa. Facendoci aiutare da Laura Adele Feltri, ci chiediamo quali potrebbero essere le ripercussioni per il mercato immobiliare.

Le sanzioni alla Russia hanno ridotto il potere di acquisto di spesa anche per le persone più ricche dell’ex Urss, che - oltre tutto - in questo momento non possono effettuare acquisti né accedere ai propri beni immobiliari; dunque in che modo tutto questo si ripercuoterà sul mercato?

«Le mie risposte si basano sull’oggi perché ci troviamo in una situazione in forte divenire e gli scenari potrebbero cambiare in fretta. Credo che per il mercato immobiliare le conseguenze di quanto sta accadendo saranno limitate rispetto ad altri settori che probabilmente attraverseranno un periodo di crisi, penso a quello della ristorazione e del turismo, per esempio. Dobbiamo pensare che tali sanzioni, se da una parte vengono inflitte come strumento per punire l’aggressione, dall’altra avranno ripercussioni economiche anche sui Paesi che le hanno promosse, innescando una crisi e una sensibile riduzione del Pil. Il mercato immobiliare risponde a logiche che si basano su cicli medio-lunghi, per tale motivo credo sarà difficile notare delle ripercussioni nel breve termine».

Quali potrebbero essere gli scenari a lungo termine sul mercato immobiliare come conseguenza della guerra russo-ucraina?

«Si prospetta, non soltanto a causa della guerra, un aumento dell’inflazione che potrebbe indurre gli italiani a scelte più prudenti in vari settori, compreso quello immobiliare. È pur vero che chi dispone di medie/grosse somme, proprio ora potrebbe decidere di investire in beni immobiliari, evitando troppa liquidità o investimenti più rischiosi e volubili. Un’altra conseguenza potrebbe essere l’aumento dei tassi dei mutui variabili, anche se credo che le banche correranno ai ripari per tutelare i loro ricavi; il mercato dei capitali è molto sensibile ai cambiamenti e alle mutazioni politiche. Ovviamente c’è la possibilità di un rallentamento, ma è ancora presto per dirlo».

Quali invece i riflessi della guerra in Ucraina sulle strutture della logistica e del settore ricettivo?

«La logistica è il settore che durante la pandemia aveva registrato una vera e propria crescita, difficile dire se subirà uno scossone da questa guerra, perché non ci sono elementi sui quali fare riflessioni in merito. Il settore ricettivo si stava timidamente risvegliando dopo due anni di pandemia; presumo ci saranno conseguenze negative soprattutto in certe zone d’Italia, dove il turismo russo era fortemente presente».

Quali riflessioni si possono fare sulle compravendite immobiliari, con particolare riferimento al residenziale, a livello di prezzi?

«Verosimilmente ci sarà un innalzamento del prezzo nelle nuove costruzioni. Le materie prime scarseggiano e non riusciranno a coprire la forte domanda, assisteremo quindi a un incremento dei costi dei materiali e conseguentemente di costruzione e in ultimo dei prezzi degli stessi immobili. Il mio consiglio è di affrettarsi sia nell’acquisto che nella vendita: muoversi con una certa celerità consentirà di non perdere denaro o risparmiarne, a seconda che si sia venditori o acquirenti».

Secondo lei il segmento del real estate di lusso sarà particolarmente colpito?

«Gli investitori russi sono sempre stati tra i più interessati al settore del lusso italiano (moda, abbigliamento, turismo, gioielli) e inevitabilmente ci sarà una contrazione, anche se spero non drastica, di tali settori. Negli ultimi anni le coste della Liguria e del Tirreno erano prerogativa di ricche famiglie russe di armatori con tutti i loro equipaggio che occupavano luoghi esclusivi, di alto livello; adesso assisteremo a un “esodo” da quei luoghi a vantaggio di altre strutture nel mondo considerate più sicure. Lo stesso credo accadrà per gli hotel di lusso, che non saranno più così frequentati, così come caleranno gli acquisti di importanti ville site nei luoghi più belli d’Italia».

Il probabile aumento dei prezzi nel settore delle nuove costruzioni quali ripercussioni avrà sul valore dell’usato?

«Nell’immediato non ci saranno cambiamenti radicali, i clienti orientati all’acquisto del nuovo continueranno a preferirlo rispetto all’usato. L’aspetto del risparmio energetico diventerà importante nelle scelte. Credo comunque che, nel medio termine, sarà favorita una ripresa dell’usato perché più economico, andranno bene anche le ristrutturazioni pensate in chiave energetica e sismica (magari realizzate con il superbonus). Ipotizzo anche una ricaduta negativa nel settore della vendita dei terreni, se prima la costruzione di una singola casa pensata su misura per un unico proprietario era un sogno realizzabile, adesso con l’aumento dei costi dei beni primari di costruzione per alcuni resterà una chimera».

L’investimento immobiliare può essere considerato un rifugio in una situazione come questa?

«Assolutamente sì. Le guerre portano sempre periodi incertezza economica, la casa in questo senso è ancora il bene rifugio per eccellenza. Credo sia ragionevole da parte degli italiani, che non si sono impoveriti con la pandemia, la volontà di collocare i propri risparmi nel mattone. Chi prima aveva la conoscenza e le capacità di fare investimenti in borsa con cospicui guadagni ora sa che i rischi sono aumentati; invece la casa resta un bene tangibile per se stessi e i propri figli, con rischi ridotti».

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