L'esperta risponde

I consigli di Laura Adele Feltri. Superbonus 110% nella bufera: che cosa succede?

Da grande incentivo per rilanciare l’edilizia a occasione di truffe ai danni dello Stato. «Servono maggiori controlli, ma è prezioso»

I consigli di Laura Adele Feltri. Superbonus 110% nella bufera: che cosa succede?
Pubblicato:

di Angelo Bosio

Super bonus del 110 per cento nella bufera. Se ne parla da settimane, ma ultimamente, dopo le dichiarazioni del premier Mario Draghi, la questione si è fatta incandescente e arriva lo stop anche da Intesa e UniCredit. Da grande incentivo per rilanciare l’edilizia e l’economia a occasione di truffe colossali nei riguardi dello Stato. Come è possibile tutto ciò? Ne parla con noi un’esperta del settore, l’immobiliarista Laura Adele Feltri.

Laura Adele Feltri

Che cosa pensa di quello che sta accadendo a proposito di questa grande agevolazione decisa dal governo Conte e, in un primo momento, confermata da Mario Draghi?

«Sinceramente, credo che ci si trovi di fronte a un controsenso, che vede il Governo con una mano prorogare il Superbonus e con l’altra renderlo inapplicabile, cosa che va a danno di migliaia di imprese sane che hanno avuto come unica colpa quella di credere nelle istituzioni. Questo ritengo si rivelerà un danno non solo per l’edilizia, ma per l’intera economia nazionale: da sempre il settore edile è un volano dell’economia».

Il Superbonus aveva dato un impulso al mercato immobiliare?

«Assolutamente sì, ha incrementato il mercato delle ristrutturazioni, delle vendite di immobili fermi da diverso tempo proprio perché da ristrutturare e risanare. Il mercato si era ripreso dopo la fatica degli ultimi anni, un grande spiraglio si era aperto per numerose famiglie. Con la possibilità di migliorare l’efficienza energetica degli edifici, i proprietari potevano ristrutturare case ereditate o anche la loro stessa casa, alla quale prima non avevano potuto mettere mano per questioni di costi. Nel solo mese di marzo 2022 l’incremento dei cantieri attivi è stato del 13,4 per cento ovvero circa 16.500 interventi in più per oltre tre miliardi di euro. L’importo medio dei lavori da effettuare per ogni singolo condominio è di circa 542 mila euro, contro i 90/100 mila euro di spesa media di una casa indipendente».

Attualmente dunque c’è molta preoccupazione?

«Le preoccupazioni derivano dall’esaurimento dei fondi da parte degli istituti di credito, che assorbivano volentieri il Superbonus mandandolo in compensazione delle imposte che avrebbero pagato allo Stato negli anni successivi. Sono le banche più piccole ad aver immediatamente esaurito il plafond. È una questione matematica, e quindi era prevedibile».

Per quanto riguarda invece le grandi banche?

«Nessuno pensava che la capacità si sarebbe esaurita così rapidamente, questo ha messo in luce le criticità della misura e dei blocchi successivi, mettendo in difficoltà le imprese. Nessuno vuole eliminare l’incentivo, piuttosto si dovrebbe procedere alla correzione del meccanismo. Le banche stesse sono concordi nel dire che per ora la decisione è questa, ma che sono pronte a una nuova acquisizione del credito se cambiassero le condizioni».

Lo stop delle banche piccole nell’assorbire il Superbonus cosa ha comportato per gli istituti più grandi?

«Sono state travolte da un numero enorme di pratiche. Intesa Sanpaolo come Unicredit si sono ritrovati per le mani una grande quantità di documenti, che vanno vagliati uno a uno per controllarne la correttezza. Questo ha quindi impedito di dare risposte alle imprese edili in tempi brevi. La dilatazione dei tempi di risposta ha a sua volta messo in difficoltà le imprese stesse, che avevano già pagato anticipando costi della manodopera specializzata nelle ristrutturazioni così come i costi dei materiali. Una piccola società non può restare esposta troppo a lungo con un credito da riscuotere, questo le preclude la possibilità di aprire altri lavori per mancanza di fondi, che devono arrivare dalle banche a cui è stato chiesto l’assorbimento del Superbonus».

Ci fa un esempio pratico?

«Certamente, l’impresa Rossi ha al suo attivo tre ristrutturazioni e investe in materiali e risorse umane pagando di tasca sua il tutto, sapendo (perché così dice la legge), che tornerà in possesso di quel denaro appena portata la domanda in banca. Il committente, un condominio o una casa singola, non paga l’impresa che resta l’unica ad essere esposta. La banca ha bisogno di tempo per controllare che tutta la documentazione fornita dall’impresa sia in regola e formalmente corretta e, mentre fino a poco tempo fa, i tempi oscillavano tra uno e due mesi, adesso si può arrivare anche a cinque mesi: un tempo enorme per un’impresa, che ha anticipato le somme e non ha quindi liquidità da investire in nuovi progetti. Oltre tutto, al momento Intesa Sanpaolo e UniCredit, anche di fronte a pratiche corrette, non riescono a garantire il credito».

Si è parlato molto anche di truffe e della necessità di fermare una macchina che sembrava avviata bene, ma che è stata sfruttata male. Cosa ne pensa?

«In Italia c’è un detto: “fatta la legge, trovato l’inganno”, ed è purtroppo applicabile in ogni settore. Si può affermare che la mancanza iniziale di una corretta analisi delle domande presentate dalle imprese alle banche abbia facilitato truffe. Dai dati emersi, la Guardia di Finanza ha scoperto che molti truffatori si muovevano come intermediari dichiarando di aver pagato i lavori a fattura piena ad aziende fittizie, in realtà nulla era stato fatto, né speso. Poi con fatture e documenti fittizi si rivolgevano agli Istituti di Credito e a Poste Italiane per intascare la somma dovuta per il Superbonus. Si sarebbero create ad arte undicimila società per attuare le suddette frodi, ed almeno la metà dei 4,4 miliardi di euro sottratti indebitamente allo Stato sarebbero già stati riciclati in Paesi stranieri o in criptovalute».

Quali misure per contrastare il fenomeno delle truffe?

«Sono in arrivo pesanti sanzioni e provvedimenti penali per i tecnici abilitati al rilascio dei bonus edilizi, che abbiano certificato informazioni false o che abbiano omesso certificazioni necessarie sui requisiti tecnici del progetto di intervento o sulla fattibilità dello stesso. La multa va da 50 a 100 mila euro, la reclusione da 2 a 5 anni. La pena aumenta se il fatto è commesso per ottenere un ingiusto profitto personale o per altri».

Le banche saranno messe in ginocchio da questi truffatori?

«No, gli Istituti di credito che hanno rilevato crediti fiscali oggetto di truffa potranno comunque incassare i loro crediti. L’agenzia delle Entrate ha deciso che pagherà comunque la banca e in seguito si farà rivalere su chi ha ideato la truffa. Se emergerà che tra banca e impresa edile esiste un concorso di colpa allora sarà l’Istituto di credito a dover rimborsare lo Stato».

Quale potrebbe essere una soluzione?

«Un maggior controllo, di sicuro. Ma il Superbonus è un valido strumento per la ripresa dell’economia, che va usato in modo coscienzioso, affinché la scorrettezza di alcuni non penalizzi le imprese più sane».

Seguici sui nostri canali