Santa pazienza

Pensieri segreti di una commessa L'abito del papà per la Comunione

Pensieri segreti di una commessa L'abito del papà per la Comunione
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Come vi dicevo, in occasione di una Comunione ogni madre che si rispetti deve occuparsi di vestire non solo la prole, ma anche più parenti possibili in modo che siano tutti coordinati. Il marito è il primo della lista. A meno che svolga una professione per la quale è avvezzo ai vestiti eleganti, il nostro uomo si troverà senza dubbio in difficoltà. L’ultimo vestito a giacca che ha indossato è stato quello del matrimonio, che ovviamente a qualche anno di distanza non si chiude più nemmeno spostando tutti i bottoni di 5 centimetri. Per la stessa lezione di vita che già ho menzionato durante la scelta del vestito per il figlio maschio, anche il marito sa che non ha alcuna speranza di successo comprando il vestito da solo. Con enorme cordoglio è quindi costretto a investire il suo sabato pomeriggio nello shopping, in compagnia della moglie e se è proprio sfortunato anche di sua madre.

 

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Un vestito e due arpie. Siate oneste, donne che costringete i vostri mariti a questa prova di resistenza al suicidio: non è che i vestiti degli uomini abbiano poi tutte queste varianti. La possibilità di sbaglio è minima; un vestito a giacca vale l’altro, basta che non sia giallo o verde vomito. Ma quando una donna visualizza un vestito nella sua testa, non si dà tregua finché non l’ha riprodotto. Lui passivamente entra in ogni negozio che le due gli indicano, ed è costretto a provarsi decine di completi a giacca che differiscono per la cucitura o la forma del colletto. Anche la commessa più fashion-victim simpatizza sempre per i mariti, anche perché le due arpie la tormentano di richieste inutili e spesso contrastanti tra loro: vorrei un vestito a giacca non troppo serio, ma dai colori chiari, però non bianco perché troppo estivo e poi si sporca e nemmeno beige perché non va di moda, la camicia a righine ma senza bianco e col colletto rigido che se no si piega col sudore e poi la giacca con lo spacco dietro che si può cucire o scucire e le maniche senza bottoni che fanno troppo matrimonio, però colori chiari che fa caldo. Fattibile no?

La cravatta. Il momento cruciale è però la cravatta. Abbinare la cravatta è un’arte che purtroppo si sta perdendo nella notte dei tempi. Vedo cravatte che voi umani non potete neanche immaginare. E vedo anche abbinamenti che sono sicuramente fatti da persone non vedenti. La signora madre si riserva il diritto di decidere il colore e puntualmente sceglie le tinte allegre della quaresima o dell’interno della bara di Dracula, che su un completo chiaro sono proprio la morte del cromatismo. Se volete essere veramente fini, non azzardate con le cravatte. Il marito nel frattempo ha perso l’uso della parola e sta rivalutando la proposta del figlio di indossare il completo dell’Atalanta. Finalmente però hanno finito. Anche il marito è stato vestito per l’evento e si può mettere il cuore in pace.

 

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«Guardo qualcosa per me». Già che siamo qui – trilla la madre – guardo qualcosa anche per me. Nella testa del marito si spalanca una voragine nera in cui ombre demoniache urlano di terrore. «Guardo qualcosa» in gergo coniugale vuole dire «passerò le prossime sei ore a provare abiti e a chiederti pareri che tanto tu non mi saprai dare». La commessa vorrebbe dire che non tengono vestiti da donna per le Comunioni, che loro sono atei e che la Comunione è solo un modo per farsi dare dei confetti, ma la signora ha già adocchiato dei vestiti. Regola principale, i colori devono essere pastello. Possibilmente nelle tonalità del giallo o del verde o del marrone tenue. Praticamente la regola sociale vuole che le signore alla comunione siano vestite come un pacco di pasta bio. Ovviamente cercando di essere coordinate con il vestito precedentemente comprato della figlia, di cui portano una foto o un lembo nella borsa per essere certe della tonalità.

Ma cosa più importante, è una tacita gara con le altre signore presenti alla festa. La competizione per il vestito migliore è sempre in atto ad ogni cerimonia che si rispetti. Poca scollatura è da suora laica, troppa scollatura è da poco di buono; vestito troppo lungo è da sera, troppo corto è da poco di buono; un colore troppo spento è insignificante, troppo acceso è sempre da poco di buono; gioielli poco vistosi ti fanno apparire sciatta, troppo vistosi lo sapete già.

Ma la cosa ancora più importante è che non deve essere mai (!) uguale a quello di un’altra invitata, pena l’assomigliare a due damigelle d’onore della bambina festeggiata. Quindi prima o poi la fatidica domanda arriva sempre: «Ma per caso è già stata qui un’altra signora alta/bassa/mora/bionda a comprare un vestito per una comunione?». Cara signora, cosa le fa pensare che a) con tutti i negozi della provincia la sua parente sia venuta proprio qui e proprio mentre io ero in turno e b) che anche se fosse capitato io la possa riconoscere da una sua descrizione sommaria? Ma non fa differenza, perché a voi piace sentirvi uniche e quindi la risposta sarà sempre: «No, è il primo vestito da comunione che mi capita di vendere, non si preoccupi». Mentire a volte è meglio per tutti.

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