O gli affettati senza affettato

Pensieri segreti di una commessa Il seitan tonné? Ma siete seri?

Pensieri segreti di una commessa Il seitan tonné? Ma siete seri?
Pubblicato:
Aggiornato:

Parlando sempre di pasti preconfezionati e veloci, all’interno dei nostri banchi frigo è aumentata notevolmente la sezione dedicata ai prodotti vegani. Per chi non avesse le idee chiare, il veganesimo non è solo un tipo di dieta, ma una filosofia di vita (almeno quella primigenia) che tocca anche altri aspetti dell’esistenza, poiché esclude categoricamente l’utilizzo di sostanze di origine animale in qualsiasi forma. Dite addio alle vostre sciarpe di lana e alle cinture di cuoio, ma anche alle caramelle gommose e alle cicche, a molti shampoo, dentifrici, creme per le mani, zucchero, alla colla con cui le corde della vostra chitarra stanno attaccate, ai preservativi e probabilmente anche agli pneumatici del suv con cui occupate quattro posti auto. Nessuno ha mai detto che era una scelta facile, anche se guardando gli scaffali del supermercato sembrava così.

Un tentativo fallito. Comunque, anche i vegani hanno fretta. Nonostante l’attenzione maggiore che riversano nella loro nutrizione, il sistema pressa anche loro. Non fraintendetemi, anche io ho provato a seguire una dieta vegana (anche se ho continuato a portare sciarpe di lana) e non ci trovo nulla di male nel cercare un modo di vivere migliore, non solo dal punto di vista alimentare. Tuttavia la mia ricerca si è dovuta arenare di fronte ad alcune delle scoperte di cui oggi vi narrerò (e anche di fronte all’insormontabile limite dei casoncelli fatti da mia nonna).

 

 

Anche i vegani hanno fretta. Ovviamente l’insalata pronta è la prima e la più scontata delle scelte del vegano, anche se vista la quantità di ingredienti presenti in quella vaschetta, non sempre si può acquistare a cuor leggero. Volendo però c’è un intero scaffale di sandwich vegetali dai colori inquietanti, ma privi di ingredienti animali. Curiosamente hanno gli stessi imballaggi dei prodotti bio, anche se in tonalità un po’ più accese; verde smeraldo invece che verde cadavere al terzo giorno di rigor mortis e giallo polenta invece che giallo parete di scuola Anni Settanta. Rigorosamente tutti integrali e con salsine impastate all’acqua che dovrebbero ricordare la maionese.

Gli affettati vegan. Ma cosa ci si mette dentro un panino vegano? Niente affettati ovviamente e via anche tutti i formaggi. Siccome le verdure fresche o grigliate non si possono chiudere in una vaschetta senza renderle poltiglie immonde, cosa si sono inventati per i nostri vegani? Gli affettati vegan. La prima volta che li ho visti nel mio cervello si è creato un corto circuito. Un ossimoro in vaschetta. Non so bene di cosa siano fatti e non voglio saperlo, anche se il fatto che esista uno speck vegetale che sappia di affumicato senza essere affumicato non mi promette niente di buono. Comunque li ho provati per spirito scientifico e possono anche avere gusti piacevoli, lo ammetto. L’errore è richiamare alla mente del consumatore medio gli affettati veri. Perché? Non dovrebbe esistere in natura la “soyacetta”, o il “tofulame”, o il “seitan crudo”; stiamo veramente sfidando le leggi del cosmo. Chiamateli in un altro modo, siate originali. Eviterete di instaurare nostalgie immorali in tutti i vegani che si impegnano per migliorare il mondo. Ma il degrado non ha mai fine, e così esistono persino i nuggets di tofu, gli straccetti di seitan e una serie infinita di hamburger a tutti i gusti. Sono buoni, ma la psicologia non ha insegnato proprio nulla a questi pubblicitari che si ostinano ad associare nomi di cose già esistenti e dal sapore ben noto a tutti a pietanze che purtroppo sono molto diverse. Andiamo, se io vi dico tiramisù, lo visualizzate tutti nel modo più classico; poi però (con un certo sadismo) vi propinerò una ciotola in cui ho sovrapposto porri e salsina di soia. Dai, come si sente il vostro bambino interiore? Chiamiamolo pasticcio di verdura o porro annegato, non tiramisù.

 

 

I surrogati dei formaggi. Devo per forza farvi, inoltre, una breve panoramica sui surrogati dei formaggi, di cui sono un’inguaribile mangiatrice. Toglietemi tutto, ma non il Taleggio. Eppure l’industria dei cibi alternativi sta sfornando tantissimi surrogati che non contengano latte, ma che ci assomigliano. Ovviamente i formaggi più facili da replicare sono quelli che di per sé non hanno un gran sapore (almeno nelle versioni da supermercato a cui siamo assuefatti) e quindi anche se sanno di cartone, di aria o del pensiero che rivolgete alla crescenza, non cambia molto. Perciò sono di uso comune ricotte, caprini, stracchini morbidi, mozzarelle e ogni tipo di formaggi molli a base di soia o di tofu. Mi sono imbattuta persino in un misterioso formaggio spalmabile senza glutine, senza olio di palma, senza lattosio, senza zucchero, senza grassi; chissà se c’è almeno un ingrediente dentro.

Il seitan tonné. Tuttavia credo che la perversione più spinta sia stata raggiunta con il seitan tonné. La mia limitata mente, annebbiata sicuramente dai prodotti animali che mangio spesso, non riesce a concepire cosa possa essere tonnato con cosa, in assenza di tonno e di carne. Cari vegani, in realtà vi ammiro, ma avete un grosso problema con i nomi che date ai vostri pasti.

Seguici sui nostri canali