Il personaggio

Flavio Mangili, ovvero l'angelo custode della valle del Tremana (che è proprio in città)

C’è un piccolo Eden dietro il Monterosso con il prato, il ruscello, il bosco. A prendersene cura è lui, 68 anni: ogni giorno sale fino al Fontanino, dove nasce il torrente, e sistema il sentiero, toglie le pietre pericolose e taglia gli alberi caduti

Flavio Mangili, ovvero l'angelo custode della valle del Tremana (che è proprio in città)
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di Paolo Aresi

Lo sanno in pochi che il giardino dell’Eden si trova a Bergamo città. È un luogo magico, con il ruscello che scorre e salta tra le rocce, nel bosco, con le primule e gli anemoni che sbocciano a mazzi nelle radure, con i caprioli che arrivano sulle sponde, a bere. C’è una persona che custodisce questo giardino. Sistema il sentiero, toglie le pietre pericolose, ripulisce dai rifiuti lasciati dai gitanti. Si chiama Flavio Mangili, ha sessantotto anni; ogni giorno sale fino al Fontanino da dove il torrente Tremana nasce, a metà della Maresana, esattamente dietro il Monterosso. Il giardino dell’Eden si apre qui, nella valletta della Tremana; il torrente scende dalla collina, arriva al limite delle case del quartiere e poi va giù, sotto terra, intubato dalla fine degli anni Cinquanta. Non riappare più, fino alla foce: la Tremana la si può vedere di nuovo soltanto quando confluisce nella Morla, in viale Giulio Cesare, dopo la curva sud dello stadio.

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Flavio Mangili viene qui tutti i giorni da quando è in pensione; a volte lo accompagna il suo cagnolino che una volta se l’è vista brutta con un cinghiale e da allora si è fatto piuttosto timoroso. Dice Mangili: «Per favore non scriva che sono l’angelo custode o robe del genere. Io sono innamorato di questo posto, ci vengo e mi rilasso. Ci sono altre persone che vengono tutti i giorni, salgono al Fontanino, poi proseguono fino alla chiesa della Maresana, fanno il giro verso il Quintino Alto o verso il Cinquandò, dipende, ci sono tante possibilità di percorsi».

Uno di questi camminatori è il signor Ferro che ha settantotto anni e faceva il dentista. Dice: «Parto da casa, allo stadio, e vengo su a piedi. È difficile da credere come tutto possa cambiare, nel giro di pochi minuti. Sei in mezzo alle case e poi basta, c’è il prato, c’è il ruscello, il bosco... io vengo qua perché mi sembra di entrare in un altro mondo, io mi sento meglio, sento l’acqua scorrere, i fischi degli uccelli, a volte il vento... non so, ma sto veramente bene. Adesso che c’è il lockdown, come già in aprile, c’è un po’ di gente in più, soprattutto la domenica. Qualcuno capisce il valore di questo luogo, è silenzioso e rispettoso. Altri no, è una questione di sensibilità. È importante che questo posto rimanga così, che non venga profanato».

Alla base della valletta, una volta, si trovava una bella cascina che pochi anni fa è stata abbattuta e oggi si sta costruendo una sorta di piccolo condominio. Le persone che amano questo posto faticano a comprendere come sia stato possibile autorizzare un intervento di questo genere, sia da parte del Comune che del Parco dei Colli.

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