Il dipinto passato dalla stanza più bella del Grand Hotel al Comune di San Pellegrino
L'opera, realizzata dall'artista Giovanni Buffa, era posizionata nell'“appartamento reale”. Grazie all'aiuto di Luca Zonca, l'Amministrazione l'ha acquistato

Il Comune di San Pellegrino ha acquistato il dipinto più noto del Grand Hotel (Scena pastorale con Santa e Agnello), grazie alla collaborazione del cittadino Luca Zonca, esperto nel restauro di beni culturali. L’opera, inizialmente collocata nella stanza 128 al primo piano, all’interno di un “appartamento reale”, è stata oggi, lunedì 28 luglio, ufficialmente consegnata e posizionata nella sala consiliare.
Un pezzo importante della storia locale torna così a far parte del patrimonio pubblico. Il sindaco Fausto Galizzi ha voluto ringraziare Zonca: «Grazie di cuore per la straordinaria disponibilità, competenza e passione per la nostra cittadina e la sua storia».
Il dipinto
L’opera Scena pastorale con Santa e Agnello raffigura una giovane donna con aureola, interamente vestita di rosso, seduta tra cespugli fioriti di ortensie e rose. Con gesto delicato, incorona un agnello bianco con una ghirlanda di fiori. Sullo sfondo si apre un paesaggio ampio e sereno: un prato verde si estende fino a colline e montagne, sotto un cielo azzurro velato da alcune nuvole.
Il dipinto era collocato come capoletto nella stanza 128, all’interno di quello che veniva definito un “appartamento reale”, uno degli ambienti più prestigiosi del Grand Hotel, riservato agli ospiti illustri. Tra questi, anche Margherita di Savoia, prima sovrana d’Italia, che vi soggiornò nei primi del Novecento. La collocazione originaria dell’opera ne testimonia il grande valore, non solo estetico, ma anche simbolico e rappresentativo.

Il dipinto nella stanza 128 del Grand Hotel di San Pellegrino

Il dipinto nella sala consiliare del Comune di San Pellegrino

Il dipinto nella sala consiliare del Comune di San Pellegrino
L’autore
L’artista, Giovanni Buffa (1871-1954), nato a Casale Monferrato, studiò all’Accademia di Brera, dove fu allievo di Raffaele Casnedi e Lodovico Pogliaghi. Influenzato dal movimento inglese Arts and Crafts, come riporta ValBrembanaWeb, esordì nel 1894 a Milano, partecipando poi a numerose esposizioni in Italia e all’estero.
Nel 1901 fondò, insieme a Giovanni Beltrami, Innocente Cantinotti e Guido Zuccaro, la "Beltrami & C. Vetrate Artistiche", protagonista assoluta del Liberty italiano nel settore delle vetrate decorative. Tra le opere più note: le vetrate del Duomo di Milano (ciclo di San Carlo Borromeo), della chiesa del Ss. Redentore a Milano, della Pinacoteca Ambrosiana (Sant’Agostino), della chiesa delle Figlie Missionarie di Sant’Anna a Roma e del Casinò di San Pellegrino Terme.
Buffa fu anche pittore, scultore, acquafortista e docente di decorazione presso la Scuola d’Arte della Società Umanitaria e il Castello Sforzesco di Milano. Morì a Milano nel 1954, all’età di 83 anni.
Il Grand Hotel
Progettato nel 1902 dall’architetto Romolo Squadrelli su commissione della Società Grandi Alberghi, il Grand Hotel di San Pellegrino fu inaugurato nel 1905. Accolse figure illustri come Margherita di Savoia, la casa reale dei Savoia, gli Zar di Russia, Pietro Mascagni e il generale Luigi Cadorna.
Nel 1938, sotto il regime fascista, la struttura fu rinominata “Grande Albergo” e perse parte della sua funzione turistica: gli abbaini vennero destinati al collegio femminile delle Suore Marcelline di Bergamo e altri ambienti divennero sede del Ministero dell’Agricoltura della Repubblica di Salò. In seguito a un periodo di crisi, la proprietà decise la chiusura dell’edificio nel 1979. Dagli anni 2000 il Comune di San Pellegrino ha acquisito l’immobile e promosso interventi di restauro.
Nell’agosto 2024, dopo quattro bandi, la gestione è stata affidata alla società statunitense Ekn Development, specializzata in resort di lusso, con l’obiettivo di una riapertura funzionale del complesso entro il 2030.
Con il ritorno del dipinto al patrimonio pubblico, San Pellegrino Terme recupera non solo un’opera d’arte di grande pregio, ma anche un frammento significativo della propria memoria storica e culturale. In attesa che anche il Grand Hotel, torni presto a nuova vita.