Le sei riserve naturali bergamasche Un meraviglioso patrimonio verde
A pochi chilometri dal coacervo di attività, andirivieni, traffico, rumori, asprezze quotidiane della città, la provincia bergamasca offre alle persone in cerca di quiete e di un ritorno - seppur momentaneo - ai ritmi saggi e benefici della natura, un microcosmo incantato in cui immergersi e rigenerarsi. Le riserve naturali del territorio sono ben sei e ognuna di esse si mette in luce per elementi di pregio davvero rimarchevoli.
Valle del Freddo (Solto Collina)
In questo luogo magico il tempo si è fermato, almeno in parte, ai tempi delle glaciazioni: grazie ad un rarissimo fenomeno di «alitazione di aria fredda», le temperature gelide del sottosuolo si diffondo all’esterno attraverso buche nel terreno, permettendo a 32 specie vegetali di sopravvivere in un ambiente che da secoli non appartiene più a loro. Col ritiro dei ghiacciai, le specie alpine avrebbero dovuto soccombere alle vegetazioni tipiche dei climi temperati, ma questo particolare fenomeno ha preservato la loro esistenza, mantenendo un piccolo angolo di montagna in un territorio che in realtà si attesta ad un’altitudine media di 360 metri. La riserva è aperta nei mesi di maggio, giugno e luglio: per tutti i sabati pomeriggio e i giorni festivi di questo periodo sono garantite visite guidate gratuite, gestite dall’Associazione Sebynica.
Boschetto della Cascina Campagna (Pumenengo)
Questa è una delle sette aree protette appartenenti al Parco dell’Oglio Nord. Si sviluppa su un territorio di confine geologico: quello tra la pianura alluvionale dell’Oglio e il più alto livello fondamentale della pianura. Questo fatto è all’origine della serie di scarpate che si possono trovare nella zona: la principale è alta circa 10 metri. La riserva vera e propria è localizzata in concomitanza dell’ultima scarpata prima della pianura; dal punto di vista botanico, l’interesse maggiore è dato dal cosiddetto «boschetto», un vero e proprio relitto di un’epoca antica, uno degli ultimi residui della foresta che un tempo ricopriva l’intera Pianura Padana. Il boschetto è prezioso quanto fragile: il substrato sottile non ha generato un suolo troppo fertile e le progressive modificazioni ambientali fanno temere una lenta regressione del boschetto e delle sue specie più rare e sensibili. Si sono quindi resi necessari interventi dell’uomo per placare i fenomeni ostili e preservare questo paradiso antico.
Bosco dell’Isola (Torre Pallavicina, Orzinuovi, Roccafranca, Soncino)
Appartenente anch’essa al Parco dell’Oglio Nord, quest’area protetta comprende un tratto del fiume Oglio con andamento a canali intrecciati, che frammentano il terreno in diversi lotti a carattere insulare. L’ambiente ha un elevato valore naturalistico, ma è minacciato da alcuni problemi legati all’umidità e causati da interventi umani di arginatura, rivelatisi controproducenti. Nonostante ciò è ancora possibile ammirare una vasta gamma di associazioni vegetali. Questa ricchezza boschiva, arbustiva, floreale dà luogo ad un ambiente diversificato che accoglie quindi una vasta gamma di specie faunistiche. Un simile paradiso naturale fa da ponte per migliaia di uccelli migratori che si spostano dall’Africa al nord Europa. È un anello di congiunzione indispensabile a moltissimi abitanti del cielo.
Fontanile Brancaleone (Caravaggio)
Il fontanile Brancaleone.
A differenza delle altre, quest’area protetta deve la sua ricchezza paesaggistica anche all’intervento dell’uomo: le numerose risorgive presenti sono infatti il risultato di un lavoro durato secoli e finalizzato allo sfruttamento delle acque a fini economici, quali l’irrigazione. Il Fontanile Brancaleone, anch’esso residuo delle antiche foreste padane, vanta una vegetazione lussureggiante, con oltre cento specie erbacee, una ventina di specie arbustive e numerose specie tipiche della flora acquatica e algale. La fauna è ancor più eccezionale: spicca la fauna detta "freatica", che popola cioè le falde sotterranee. Il Niphargus è simile al gambero d’acqua dolce, ma privo del resistente carapace. La popolazione del Fontanile conta numerosissimi insetti, ma anche pesci rari, anfibi quasi scomparsi, rettili e uccelli di vario tipo. Il canto dell’usignolo accompagna i visitatori in questo luogo meraviglioso.
Boschi del Giovetto di Paline (Azzone, Borno)
Incomparabilmente più vasta rispetto alle altre aree protette, questa riserva ha una protagonista assoluta: la Formica Rufa. Essa rientra nella tipologia degli insetti sociali che si suddividono in caste, arrivando perciò ad un’organizzazione davvero mirabile, che comporta risultati eccezionali. Nel caso della Formica Rufa, l’elemento più spettacolare è dato dai nidi che edifica. Essi sono a forma di cupola, ideale per captare il calore del sole ma anche per proteggersi dalla pioggia; sono alti mediamente 60 centimetri e hanno un diametro di 1,20 metri, arrivando a contare popolazioni tra le 200 e le 500mila unità. Delle megalopoli di formiche, che in casi estremi possono arrivare al milione d’individui. La vegetazione boschiva, invece, vede il predominio dell’abete rosso; sono inoltre presenti due alpeggi, i quali conservano il patrimonio di una cultura che col tempo sta sbiadendo, ma merita di essere conosciuto e ricordato. I pastori che soggiornano qui nei mesi estivi possono raccontarci un mondo sempre più lontano e difficile da comprendere nel caos della vita urbana.
Valpredina (Cenate Sopra)
Questa riserva naturale deve la sua esistenza al gesto di generosità dei coniugi Bardoneschi, che nel 1983 donarono l’intera proprietà al Wwf Italia. Caratterizzata dalla presenza del gambero di fiume, specie protetta, e di meravigliosi anfibi quali il Tritone crestato e la Salamandra pezzata, quest’area come poche altre ci mostra di cosa sia capace l’uomo nel suo rapportarsi con la natura, in bene o in male. È assurdo che in un simile paradiso siano stati introdotti cinghiali per scopi venatori; è nota infatti la ferocia di questo animale, che potrebbe minacciare la fauna del posto. Contrastano nitidamente con queste scelte infelici, le bellissime iniziative del Wwf: è presente un percorso natura dal taglio didattico, che si articola in varie tappe, tra uno stagno, un’area compostaggio, un recinto per tartarughe e altro ancora. Per garantire la sostenibilità energetica sono stati installati due impianti a energia solare. Infine uno dei luoghi più suggestivi di questo nostro percorso tra le riserve naturali bergamasche: un Centro Recupero Animali Selvatici che presta soccorso agli esemplari in difficoltà e ne garantisce il reinserimento nell’ecosistema. Le proposte didattiche legate alla riserva Valpredina sono molto interessanti: dalla classica visita guidata, alle lezioni tematiche, fino alla Settimana della Natura, che prevede attività pratiche a fianco del personale.