Si chiama QuxQu, il quartiere per il quartiere

QuxQu, una nuova associazione che offre servizi a costi bassi

QuxQu, una nuova associazione che offre servizi a costi bassi
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Quante volte sarà capitato di chiedersi: «Perde il rubinetto. A chi mi rivolgo?», «Oggi non sto bene, non me la sento di uscire a fare la spesa. Ah, se ci fosse qualcuno che la facesse per me!». E ancora: «Dovrei aggiustare la tapparella». «Ho il solaio da sistemare», «una cantina da svuotare», «un mobile da montare», «l’erba del giardino da tagliare»… Insomma, una serie di servizi che non è facile affrontare soprattutto quando si è anziani oppure quando il portafogli è vuoto. Piccole cose ma che sono molto utili. In Francia, esiste una rete sociale che si chiama "Lulu, dans ma rue". In un angolo strategico dei vari quartieri di Parigi è stato allestito un chiosco dove i cittadini possono rivolgersi come fosse un portierato condominiale e chiedere i più disparati servizi. Ogni servizio ha un costo calmierato e persone fidate ed esperte che rispondono al bisogno. Anche a Bergamo è nata un’associazione che si ispira a "Lulu, dans ma rue". Si chiama "QuxQu", che significa "Il quartiere per il quartiere". Ha sede in San Paolo e presidente è Mario Beltrame, professione architetto.

Come nasce questa idea?

«Dopo aver letto il rapporto dello studio socio-demografico, realizzato dal Comune di Bergamo nel 2017. In quello studio abbiamo notato che non solo la città invecchia e spesso si vive soli in casa, ma che, soprattutto, si sta perdendo la rete di relazioni sociali tra le persone dentro lo stesso quartiere. Abbiamo voluto creare qualcosa che rimettesse in moto soprattutto il concetto della relazione umana autentica basata sulla fiducia».

Come siete strutturati?

«Siamo otto soci fondatori: io, Alessandro Cotrufo, Alessandra Radici, Valentina Santoro, Monica Ferrante, Oriana Ruzzini, Paolo Passera e Adriana Pilarska. Cotrufo conosceva già la realtà parigina e ha proposto lo stesso concetto anche per Bergamo. Un’idea che abbiamo subito accettato».

Come funziona?

«Ogni quartiere ha un responsabile e ogni responsabile recluta dei volontari in loco che siano in grado di svolgere in assoluta fiducia il lavoro richiesto».

Perché l’idea di un tabellario con tanto di onorario?

«Perché la carità a volte dà fastidio. Non tutti la accettano. Io chiedo un lavoro, tu svolgi il tuo compito e io ti pago il dovuto».

Ovviamente i costi saranno contenuti.

«Sì, si va da 6 euro sino a 12 euro l’ora a seconda...

 

Articolo completo a pagina 15 di BergamoPost cartaceo, in edicola fino a giovedì 31 ottobre. In versione digitale, qui.

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