Il riconoscimento

Perché Bergamo sarà la prima capitale italiana del volontariato? «Qui c'è tanta gente buona»

Oscar Bianchi, presidente del Centro Servizi Volontariato, spiega come e per quali ragioni si è arrivati alla scelta della nostra città

Perché Bergamo sarà la prima capitale italiana del volontariato? «Qui c'è tanta gente buona»
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di Luigi de Martino

Nel 2022 Bergamo sarà la prima Capitale Italiana del Volontariato. Ad annunciarlo sono stati il sindaco Giorgio Gori, e il presidente del Centro di Servizio per il Volontariato di Bergamo, Oscar Bianchi. L’investitura è arrivata da CSVnet (l’associazione dei Centri di Servizio per il Volontariato di tutta Italia), con il patrocinio dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (Anci).

Bianchi, perché Bergamo è la Capitale del volontariato?

«Perché nella nostra provincia ci sono più di centomila persone che operano ufficialmente a titolo gratuito in favore degli altri e altrettante che lo fanno senza essere iscritte a una delle 4300 associazioni del terzo settore».

Duecentomila su un milione e centomila abitanti. Circa un bergamasco su sei.

«Qui il volontariato è uno stile di vita».

Che nasce da una visione del mondo?

«Sì, alla radice c’è l’unione della fede cristiana e della cultura del fare. Noi diciamo: “Fare nell’altruismo”. Non per caso il Papa Buono era bergamasco: la bontà è parte del nostro essere».

Buoni ma non fessi, perché “sota la sender, brasca” (sotto la cenere c’è la brace).

«Attenzione, quel detto non significa che sotto sotto coviamo rancore, ma è energia, forza. La brasca rappresenta bene il nostro cuore e si traduce in tantissimi gesti di attenzione».

Un fuoco buono?

«Quando da bambino facevo il chierichetto andavo in una cascina a prendere la brasca per metterci l’incenso e venerare Nostro Signore. La brasca accoglie, si spende per gli altri, è calorosa. Un po’ come il logo della Capitale del volontariato che è un abbraccio accogliente».

Adesso avete deciso di incensare il volontariato?

«Il Consiglio del Centro Servizi di Bergamo per una volta ha detto: diamo visibilità a tutto questo grande impegno, diamo una pacca sulla spalla ai volontari per dire loro di andare avanti così, anzi, meglio ancora di così. È doveroso riconoscerli e valorizzarli».

A parte l’Avis, di cui lei è presidente, qual è la più importante associazione di volontariato in Bergamasca?

«Gli alpini, la protezione civile, l’Auser, l’Aido. Tutte realtà che hanno fatto grande il nostro Paese. Da Bergamo sono partiti molti volontari, il secondo presidente nazionale dell’Avis è stato un bergamasco; dall’Avis è nata l’associazione donatori di organi Bergamo che poi ha generato l’Aido nazionale; da Bergamo è stato dato un impulso decisivo per la nascita dell’Admo, i donatori del midollo osseo. Diciamolo: quando c’è qualcosa di buono, in prima fila c’è sempre qualcuno di Bergamo. Vederci riconosciuti come prima capitale italiana del volontariato è riconoscere tutto questo».

Come è nata questa decisione?

«La capitale europea del volontariato esiste da un decennio e due anni fa venne scelta Padova. In quella circostanza, il presidente Mattarella incontrò il presidente nazionale dei Centri Servizi e lo sollecitò a organizzare ogni anno un momento di incontro e di celebrazione del volontariato. I centri servizi si sono rivolti ad Anci per promuovere insieme un bando. Lo stanno scrivendo, ma questo avrà valore dal 2023. E il 2022? Noi di Bergamo abbiamo proposto la candidatura e l’iter è partito. Il patrocinio di Anci è arrivato qualche giorno fa. Ce l’abbiamo fatta». (...)

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