«Bisognerebbe scriverne un libro»

Sessant'anni di arte a Bergamo tra gallerie e grandi personaggi

Sessant'anni di arte a Bergamo tra gallerie e grandi personaggi
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È particolare la storia di Francesco Coter. La sua vicenda artistica si dipana attraverso sessant’anni di storia, inizia in maniera più che lusinghiera con una mostra alla galleria della Torre che in un giorno vende tutti i quadri e poi continua con una spiccata originalità, con prese di posizione forti (si veda la sua Dichiarazione di guerra all’umanità) e una continua ricerca. Coter ci aiuta a ricordare alcune delle gallerie d’arte che hanno attraversato la vita della città. La Galleria Lorenzelli che si trovava in via Petrarca (dove oggi c’è Petronio) e che passò poi in piazza Dante e infine in via Partigiani. Dice Coter: «Bruno Lorenzelli era un gallerista di livello europeo, fratello del Lorenzelli che gestiva una bella libreria sul viale Roma. Ricordo una volta, ero al padiglione svizzero della Biennale di Venezia: quando passò Lorenzelli, i più importanti artisti svizzeri si inchinarono».

Un’altra galleria storica fu La Rotonda, gestita da un altro personaggio leggendario, Nino Zucchelli. Alla Rotonda, fra gli altri, fece la sua prima esposizione un grande pittore bergamasco, Trento Longaretti, morto lo scorso anno, ormai centenario. Dice Coter: «Nino Zucchelli era un uomo molto serio e preparato, furbo e acuto. Era piccolo di statura e a Bergamo lo chiamavamo “Ol Braghì”. Le sue idee gettarono nuova luce sulla cultura della nostra città, la aprirono». Altro luogo storico per pittori e scultori bergamaschi fu la galleria Della Torre, che si trovava accanto alla sede della Banca Popolare di Bergamo. Proprio alla Torre, Coter fece la sua prima esposizione. «La conduceva Giorgio Cesarano, uomo di notevole cultura - dice Coter -. Non si occupava soltanto di bergamaschi, era rigoroso, selettivo. Poi subentrò una nuova gestione più tradizionalista, che tuttavia ebbe un grande merito: all’inaugurazione di una collettiva presentò anche opere di Lucio Fontana e di Pietro Manzoni e i due famosi artisti vennero a Bergamo di persona. Manzoni era di Soncino, divenne famoso per la provocazione fatta con Merda d’autore. Era piccolo, con la testa grossa, un tipo particolare».

Fra le storiche, anche la Garitta di via Tasso, che era legata al Circolo Artistico, e poi la Fumagalli di via Paglia, inaugurata nel 1973. Un’altra importante fu la Permanente di piazza Dante. Un personaggio fu il Bertulezzi della galleria Bergamo, in contrada Tre Passi, che tutti conoscevano a Bergamo come il “Poia”. E poi Coter ricorda la Venti Settembre (nell’omonima strada fino a che si trasferì in Contrada Tre Passi), la “38” di via Tiraboschi, la Elleni (che esiste ancora, in via Broseta), la Michelangelo (si trovava in via S. Alessandro, poi passò in via Locatelli e oggi è in via Broseta), la Ceribelli (nacque negli Anni Ottanta e oggi si trova in via San Tomaso). Una storia delle gallerie d’arte a Bergamo sarebbe da scrivere, dice Coter, comprese quelle della provincia, perché anche diversi paesi bergamaschi ne ospitavano alcune, come L’Antenna a Dalmine, L’Ariete a Ponte San Pietro. Continua Coter: «Ancora oggi, nonostante tutto, di gallerie d’arte ce ne sono diverse in città. Di quelle del passato ho ricordato le più importanti e longeve, ma ce ne furono anche diverse che rimasero aperte per pochi anni. Mi viene in mente la Casati che si trovava in piazza Vecchia, L’Acquaforte di Sugliani che stava in piazza Mascheroni e che visse soltanto dal 1964 al 1966, ma che ebbe il merito di stampare opere di Rembrandt e Goya a prezzi accessibili...».

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