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La strage nelle Rsa, il governatore Fontana si assolve: «Non abbiamo sbagliato niente»

Nonostante i numeri impietosi e le indagini in corso, il numero uno della Regione "scarica" tutte le responsabilità sui tecnici e sulle Ats, che «dovevano controllare»

La strage nelle Rsa, il governatore Fontana si assolve: «Non abbiamo sbagliato niente»
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di Andrea Rossetti

Da un paio di settimane (finalmente), l'attenzione di media e anche delle magistrature si è concentrata sulle Rsa. In Lombardia, infatti, c'è stata una vera e propria morìa di ospiti di queste strutture durante la pandemia ancora in corso, ma molte non ricondotte al Covid poiché non sono stati fatti tamponi. Anche in Bergamasca sappiamo bene che i numeri sono stati impietosi, una vera e propria ecatombe. Stando a un recente rapporto dell'Istituto superiore di sanità, tra febbraio e marzo in 266 della 700 Rsa lombarde ben 1.625 persone sono morte per Covid o sintomi influenzali riconducibili al virus.

Diverse le accuse mosse alla Regione (e al suo sistema sanitario, che controlla anche queste strutture) innanzi a questi drammatici numeri: innanzitutto, il non aver fornito adeguati dispositivi di protezione agli operatori, poi di aver sottovalutato il rischio non chiudendo queste strutture, infine di aver "aiutato" (involontariamente, s'intende) questa tragedia permettendo alle Rsa di ospitare, sebbene con alcuni paletti, anche pazienti Covid non gravi. Come detto, a Milano la Procura sta indagando (partendo dal caso del Pio Albergo Trivulzio), ma anche la stessa Regione ha aperto una Commissione per fare chiarezza su quanto accaduto nelle Rsa.

Dal punto di vista mediatico, però, i vertici politici della Regione continuano a respingere ogni tipo di accusa. E anche ieri, 17 aprile, il governatore Attilio Fontana ha espresso un concetto molto chiaro al riguardo: «Credo proprio che non abbiamo assolutamente sbagliato niente». Un'auto-assoluzione che ha fatto sobbalzare molti. Del resto, i numeri dei decessi sono lì: una strage. Che qualcosa non abbia funzionato è evidente. E Fontana, per certi versi, questo lo ammette anche, ma esclude una qualsivoglia responsabilità sua e della sua Giunta: «I nostri tecnici ci hanno fatto una proposta e noi ci siamo adeguati. La responsabilità di controllare era poi delle Ats». Una dichiarazione che lascia perplessi.

La decisione di chiedere alle Rsa di ospitare pazienti positivi non gravi risale infatti all'8 marzo, quando fu approvata una delibera avanzata dall’assessorato regionale al Welfare guidato da Giulio Gallera. Nel documento si chiedeva alle Ats di capire quali Rsa avrebbero potuto ospitare pazienti Covid per alleggerire gli ospedali. A quella seguirono altre delibere, sempre incentrate sullo stesso punto. In altre parole, si chiedeva di individuare le strutture che avessero uno spazio separato e isolato e personale da destinare solamente ai malati Covid. Di quelle individuate, soltanto quindici delle 700 in tutta la Lombardia (di cui sette in Bergamasca) si candidarono a ospitare pazienti Covid. Tra queste, la casa di risposo Honegger di Albino. Il dottor Guido Marinoni, presidente dell’Ordine dei medici di Bergamo e apparentemente tra i più critici circa questa decisione della Regione, sul caso di Albino ci disse: «Il discorso è che, in termini teorici, le Rsa sono delle strutture adatte a ospitare pazienti Covid, perché già preparate alle cure necessarie. Per dire: le Rsa sono già dotate, a differenza degli alberghi, di attacchi per l’ossigeno».

Alla fine, circa 141 pazienti Covid sono stati ricoverati nelle quindici Rsa candidatesi. La distribuzione dei pazienti tra le varie strutture è stata affidata al Pio Albergo Trivulzio. Come detto, sul punto sta ora indagando la magistratura, perché sembra che diverse Rsa che hanno dato la disponibilità a ospitare pazienti Covid non avessero i requisiti richiesti in realtà (quelle bergamasche non rientrano tra queste). Dal punto di vista politico e mediatico, invece, ci si chiede se sia giusto che il governatore lombardo scarichi in modo così plateale ogni tipo di responsabilità sui tecnici, pur essendo stato lui con la sua Giunta a trasformare una proposta in un atto concreto.

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