«Così il cuore di Albino si riempirà di ruderi»: eppure si continua a costruire
Lo storico Tiraboschi: «Le case del paese seriano possono ospitare 25 mila persone, ma siamo meno di 18 mila. Eppure non si rinuncia a realizzare nuove abitazioni...»
di Fabio Gualandris
Ma se le case di Albino sono sufficienti per 25 mila persone, perché si continua a costruire? E perché tanti edifici del centro storico vengono abbandonati al degrado? Entro oggi, lunedì 15 febbraio, era possibile segnalare (in carta semplice e duplice copia) all’ufficio protocollo del Comune di Albino, aree (ed edifici) che potranno essere definite di rigenerazione urbana. Ma quali sono ad Albino questi luoghi? Lo abbiamo chiesto allo storico Giampiero Tiraboschi.
Prima di entrare nel dettaglio, ci aiuta a inquadrare la situazione?
«Il centro storico del capoluogo di Albino presenta diversi casi di degrado in edifici da anni abbandonati e, stante l’abnorme sviluppo edilizio sul territorio periferico rispetto al fabbisogno abitativo, favorito anche da una gestione non adeguatamente oculata del Pgt, che ha lasciato aperte possibilità edificatorie anche consistenti al di fuori del centro storico. Vi sono forti probabilità che l’identità stessa della nostra parte storica si degradi irreversibilmente».
«Il patrimonio edilizio residenziale è largamente superiore alla domanda abitativa (già anni fa l’edificato residenziale poteva bastare per 25 mila abitanti - Albino conta, al 31 dicembre 2020, 17.596 abitanti, ndr) e pur tuttavia non sono cessate nuove costruzioni fuori dal centro storico, come la riconversione a residenziale (con premio volumetrico) dell’edificio ex discoteca Antares, o la previsione di tre torri abitative nel comparto ex Valseriana Center, che ospita attualmente il supermercato “Il Gigante” e una palestra. Si dice che anche nell’area ex Italcementi potrebbe sorgere un comparto abitativo».
Il motivo è intuibile...
«La politica edificatoria finora adottata è quella di rispondere alla richiesta dei singoli proprietari, attuata regolarmente per zone periferiche, senza studiare la possibilità di scambi e di agevolazioni al fine di trasferire la domanda di volumetrie sulla rigenerazione di comparti del centro storico. Se prevale il pregiudizio che non vale la pena di ristrutturare in centro perché costa di più vedremo fra non molto il cuore della nostra città costellato di ruderi».
«Un esempio negli ultimi decenni per un recupero edilizio di pregio con salvaguardia del patrimonio storico-architettonico è la ristrutturazione attuata in via Mazzini 139, a dimostrazione che è possibile compiere una operazione economica valida con forte valenza culturale anche su edifici antichi».
Nel centro storico di Albino quali comparti versano in stato di grave degrado?
«Il palazzo Servalli, villa signorile di fine settecento con all’interno elementi artistici di pregio è da decenni disabitato. Ha una notevole volumetria in parte meritevole di protezione da parte della Soprintendenza e nella ampia parte corrispondente all’antica filanda la possibilità di riconvertire senza vincoli. Il proprietario, purtroppo morto da più di un anno, aveva da tempo presentato la documentazione per imporre un vincolo storico-architettonico all’edificio, ai fini di minori tasse sulla ristrutturazione, ma è morto quando il decreto di vincolo (a causa dell’inerzia della Soprintendenza) non era ancora giunto. Non so se il figlio prosegua nella stessa direzione, ma avrà bisogno di un forte supporto pubblico perché Albino non perda irrimediabilmente uno dei più significativi monumenti del nostro territorio».
«Via Mazzini 160, ex pasticceria: un piano terra con tre appartamenti sovrapposti, da decenni vuota e fatiscente. Era iniziata da decenni una ristrutturazione che si è fermata al rustico e nella parte posteriore a bordo strada il box è lasciato a rudere. I proprietari non sono di Albino e pare che l’abbiano dimenticata».
«Via Mazzini 99-105 ex albergo Falconi. Un edificio storico con un’ampia area nel più completo degrado, nonostante diversi decenni fa fosse stato oggetto di un progetto edilizio per la creazione di un supermercato. La posizione aperta a sud è pregevole, ma lo stato degli edifici è stato lasciato a un grave e forse irrimediabile degrado».