Minacce di morte ai presidenti di Confindustria: chiesta l'archiviazione per due bergamaschi
A margine delle indagini non sarebbero emersi collegamenti tra gli indagati e gli autori delle minacce, ancora anonimi
Le case di Maria Pia Panseri e Gianfranco Fornoni, rispettivamente di 67 e 65 anni, residenti a Bergamo e Pradalunga, erano state perquisite a marzo del 2021, nell’ambito delle indagini sui proiettili inviati insieme a lettere minatorie a Stefano Scaglia, presidente di Confindustria Bergamo, e a Marco Bonometti, allora a capo di Confindustria Lombardia.
I due bergamaschi, appartenenti alla galassia dell’estrema sinistra e condannati al termine del processone a “Prima Linea”, erano stati iscritti nel registro degli indagati ma oggi (22 gennaio), in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, la Procura di Brescia ne ha chiesto l’archiviazione.
La richiesta deve essere vagliata dal Gip. Già durante le perquisizioni in entrambe le abitazioni non erano stati trovati proiettili o armi e l’analisi del materiale informatico sequestrato, così come la comparazione dei campioni salivari con i residui trovati sulle buste hanno dato esito negativo. Le ipotesi di reato che erano state formulate erano di associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico e minacce aggravate.
Oltre a Bonometti e a Scaglia, minacciati a giungo del 2020, a ricevere intimidazioni fu anche il presidente di Confindustria Brescia Giuseppe Pasini, che tre mesi più tardi ricevette un pacco bomba. Gli atti minatori seguirono la tesi per la quale gli imprenditori, alla vigilia del primo lockdown nazionale, si opposero per ragioni legate al profitto all’istituzione della zona rossa in Val Seriana. Circostanza sempre smentita dai magistrati bergamaschi titolari delle indagini nell’abito dell’inchiesta Covid.