Lo scontro

A Cene volano gli stracci nella Lega: per l’addizionale Irpef è frattura nella maggioranza

Nel comune in cui nel 1990 fu eletto per la prima volta un sindaco del Carroccio, un'assessora e un consigliere abbandonano l'aula

A Cene volano gli stracci nella Lega: per l’addizionale Irpef è frattura nella maggioranza
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di Giambattista Gherardi

Una storica roccaforte leghista (nel 1990 primo Comune d’Italia con un sindaco del Carroccio) e una seduta di Consiglio comunale a dir poco accesa, con tanto di abbandono dell’aula da parte di due esponenti della maggioranza. A Cene è polemica aperta all’interno dell’Amministrazione guidata dal sindaco Edilio Moreni, che mercoledì 5 ottobre ha portato in approvazione il regolamento per l’applicazione in paese (dal 2023) dell’addizionale comunale all’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef).

La proposta di fissare l’aliquota allo 0,65 per cento senza nessuna soglia di esenzione (circa quattrocentomila euro il gettito stimato) è passata a maggioranza, con il voto contrario della minoranza di "Insieme per Cene", che alle elezioni del 2020 fu battuta per soli 27 voti. Ad accendere le polveri la presentazione (senza necessità di voto) del Documento Unico di Programmazione 2023-2025. «Non c’è visione programmatica - la critica della minoranza - e le opere pubbliche ipotizzate non rispondono alle necessità della popolazione. Inoltre, nelle linee programmatiche si conferma la non istituzione dell’addizionale Irpef che invece viene istituita con il punto successivo».

Il Municipio di Cene

Alla “normale” dialettica fra maggioranza e opposizione si è aggiunta però la dura presa di posizione di due esponenti di maggioranza, Alessandro Valoti e Marcella Bazzana, con quest’ultima che ha letto un comunicato congiunto prima di abbandonare l’aula insieme al collega. Alessandro è figlio di Giorgio Valoti, ex primo cittadino di Cene morto nel 2020 a causa del Covid, e il delegato Enti Locali della Lega a Bergamo. Bazzana, nella giunta Moreni, è assessore ai Servizi sociali ed è figlia di Renato Bazzana, vicesindaco di Cene nella storica prima giunta leghista nel 1990.

Al di là del merito specifico della discussione, sottotraccia sembra di leggere il malessere latente di un movimento che ancora si interroga sulla “vittoria perdente” del 25 settembre, quando la salita al Governo nella scia di Fratelli d’Italia e Forza Italia ha avuto la tara di una debacle che ha portato Salvini e i suoi sotto la soglia del 9 per cento. I duri di un tempo contro i salviniani di adesso, ricordando che nel 2020 fu proprio il Capitano a chiudere con un comizio la campagna elettorale di Edilio Moreni (nella foto di apertura il leader leghista al centro, fra il sindaco Moreni e l'assessora Bazzana).

«Come consiglieri e militanti in questo Consiglio del partito Lega Salvini Premier – recita il comunicato di Valoti e Bazzana -, con la presente dichiarazione dobbiamo sottolineare come l’aumento delle imposte fosse stato espressamente escluso nel programma elettorale della lista che ha vinto le elezioni amministrative; che anche nella scorsa campagna elettorale per le politiche il partito che rappresentiamo e di cui siamo militanti ha sempre negato la possibilità di aumento delle imposte già gravanti sulla popolazione; visto il momento di grave contingenza in cui si trovano i cittadini e gli impegni assunti, con la presente dichiariamo di non voler partecipare alla votazione della presente delibera che non trova peraltro alcuna motivazione neppure in sede di bilancio e che contrasta con i principi del partito a cui apparteniamo e del programma elettorale di questa stessa maggioranza. Ove il Sindaco non intenda ritirare la presente delibera, abbandoneremo l’aula per coerenza e nell’interesse dei cittadini».

Alessandro Valoti

La replica di Moreni non si è fata attendere, con una lunga disquisizione proposta ai consiglieri rimasti in aula: «L’abbandono è una scelta e non entro in merito delle valutazioni personali. Di recente mi sono imbattuto nell’articolo di un’antropologa universitaria, che ai suoi studenti chiedeva quale fosse nella storia il primo segno di civiltà. Tutti hanno citato la ruota, le frecce, la clava e il fuoco, ma lei mostrando un femore saldato dopo una frattura ha sottolineato come il “prendersi cura” fosse il primo vero segno di civiltà e condivisione. L’attenzione agli altri e ai bisogni della comunità è un dovere di civiltà. Lo sforzo richiesto a ciascuno è poca cosa: 6,5 euro ogni mille euro di reddito, praticamente il costo di una pizza margherita o di una birra grande. Questi fondi tutti assieme consentiranno invece di condividere le tante attenzione che dobbiamo avere: manutenzioni, dipendenti (assunti di recente un tecnico e un vigile, oltre a una nuova figura in arrivo), sanità e spesa sociale».

«Quando il parroco chiede aiuto per l’asilo nido - ha sottolineato il sindaco -, qualcuno deve rispondere. Questo sforzo richiesto ai cittadini è un gesto di civiltà che ci vede buoni ultimi: in Valle ci sono Comuni che applicano l’addizionale da dieci o vent’anni. I nostri impiegati che hanno residenza ad Albino pagano da sempre l’addizionale Irpef, eppure sono belli cicciotti».

Le minoranze hanno rimarcato come il bilancio 2021 garantisse (al netto delle poste vincolate) un avanzo disponibile di oltre 350 mila euro, ma il sindaco ha chiuso perentorio: «Se qualcuno mi spiega dove posso reperire le risorse, posso anche cambiare idea. Questo però era l’unico modo per poter chiudere il bilancio preventivo 2023: la pandemia, la guerra in Ucraina e la crisi energetica pesano, eccome».

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