La polemica

Presolana da bollino rosso: per lo spray sulle rocce il Cai finisce sotto accusa

In occasione dell'Everesting organizzato da Paolo Valoti, la parete della Regina delle Orobie è stata "deturpata" con puntini di vernice

Presolana da bollino rosso: per lo spray sulle rocce il Cai finisce sotto accusa
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di Giambattista Gherardi

«Un comportamento vergognoso e di mancanza di rispetto per la montagna e per la Presolana, da parte degli organizzatori di Everesting. Se si organizzano eventi solo per smanie di protagonismo imbrattando la Presolana, si abbia il buon senso di scusarsi e di provvedere al più presto a rimuovere la vernice».

Non ha usato mezzi termini Angelo Migliorati, sindaco di Castione della Presolana, per manifestare la propria rabbia rispetto lo stillicidio di segnalazioni colorate con bomboletta spray rosso fluorescente che costellano dalla scorsa settimana la via normale che, dalla Grotta dei Pagani, sale ai 2.521 metri della Presolana, la Regina delle Orobie.

Il post del primo cittadino seriano condivide in particolare un post di Matteo Piccardi, guida castionese, che con un dettagliato reportage fotografico segnala l’impatto certamente non piacevole su «una via normale percorsa per la prima volta dalla Guida alpina Carlo Medici nel 1870, che non ha certo bisogno di essere imbrattata come un muro di cemento da bombolette spray». In rete i commenti sono tutti estremamente negativi, con non pochi internauti (fra loro anche figure molto note dell’alpinismo orobico) che invocano un esposto alla Procura della Repubblica oppure si metterebbero volentieri in coda «per prendere a calci nel culo l'artefice della porcata». Lo stesso Migliorati ha rincarato la dose ripromettendosi di chiedere «al Parco delle Orobie e alla Soprintendenza ai beni ambientali di valutare il danno ambientale e di sanzionare l’organizzazione».

Un “colpevole” è stato chiaramente identificato, non soltanto dal post del sindaco Migliorati, ma anche per la dichiarazione arrivata sulle pagine de L’Eco di Bergamo da parte di Paolo Valoti, presidente dell’Unione bergamasca delle sezioni e sottosezioni del Cai. Valoti è stato l’anima dell’Everesting, la manifestazione con salite e discese continue a staffetta (anche notturne) sulla via normale della Presolana utile a raggiungere e superare un dislivello positivo pari a quello dell’Everest (da qui il titolo) di 8.848 metri. Tutto con una finalità benefica: raccogliere fondi per la “Casa della Montagna” che grazie al Cai di Bergamo potrà sorgere sulle Ande boliviane, a Peñas.

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«Stiamo facendo di tutto - ha spiegato Valoti, sgombrando il campo da qualsiasi contrasto - per ripristinare le condizioni normali della via. Da organizzatore dell’Everesting mi assumo la responsabilità personale di ciò che è accaduto, ma anche l’impegno a ripristinare le cose così come erano prima». Precisando però anche che «qualcuno sta mescolando segni fatti decenni fa, tra cui alcuni bolli di colore diverso e le frecce direzionali, con quelli fatti recentemente. Fa comunque specie che, a fronte di un lavoro di ripristino perché ci si è resi conto che quanto fatto non era in armonia con l’ambiente, si debba assistere a reazioni anche violente».

Il caso “da bollino rosso” della Presolana è destinato a riaccendere le polemiche riguardo alla cura e al mantenimento del contesto ambientale delle nostre montagne, evitando un pericoloso “effetto luna park”. Nel 2016 aveva avuto particolare clamore per esempio il caso degli innamorati “Carlo e Rosy” che avevano ricoperto di scritte e cuoricini rocce, madonnine e segnaletica dei sentieri in tutta la Lombardia.

Delle ultime settimane le polemiche vibranti (innescate da un improvvido intervento del giornalista Marco Albino Ferrari, responsabili delle attività culturali del Cai) circa l’opportunità di mantenere o incrementare le croci di vetta. Un can can che fa il paio con i (troppi) bolli rossi della Presolana e che poco si addice allo spirito di chi pratica sentieri e vie ferrate. Perché, come scriveva Goethe in tempi non sospetti, «i Monti sono maestri muti e fanno discepoli silenziosi».

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