Riqualificazione della ex Montelungo, «sorrisi e applausi con nove anni di ritardo»
Un bergamasco che vive in zona ci ha scritto: è felice per l’avvio dei lavori, ma trova fuori luogo i “festeggiamenti” delle autorità

Pubblichiamo una lettera inviata alla nostra Redazione e riguardante la “posa della prima pietra” del cantiere per la riqualificazione delle ex caserme Montelungo e Colleoni e Bergamo.

Quando nel luglio del 2016 venne firmato l’accordo di programma fra Comune, Università e Cassa depositi e prestiti per la grande ristrutturazione della ex Montelungo fummo tutti felici, in particolare noi della zona di Pignolo, via San Giovanni, via Battisti.
Finalmente, dopo tanti anni, quel grande e storico contenitore avrebbe avuto una destinazione. E uno scopo nuovo: un servizio universitario che avrebbe dato ospitalità agli studenti. Ricordo la gioia del signor Piero, allora ottantunenne, che ricordava bene la caserma, i soldati, l’occupazione da parte dei tedeschi. Gioia che si fece ancora più concreta quando, pochi mesi dopo, nel febbraio del 2017, avvennero le demolizioni di tante parti della struttura, le meno importanti. Ora, nove anni dopo quegli accordi, è stata posata la prima pietra e pare che i lavori possano finalmente cominciare.
Una bella notizia, certo. Ma non ho condiviso e francamente mi hanno un poco contrariato le celebrazioni, l’enfasi che è stata posta, senza nemmeno una riflessione su questi nove anni di macerie che i cittadini hanno dovuto sopportare. Macerie e pericoli, perché dai muri cadevano calcinacci e si temeva che avrebbero potuto addirittura verificarsi dei crolli. Passare lungo via San Giovanni non era simpatico. Come simpatico non era affacciarsi alla finestra e vedere quei ruderi consegnati all’incuria, con le impalcature di sicurezza che pure andavano rovinandosi. Sebbene qualcosa di buono si sia verificato: nel cortile della caserma è sorto un vero bosco urbano, con piante alte anche tre metri. I progettisti pensano di lasciare in vita questo trionfo della spontaneità naturale?

Nove anni sono tanti. Ci sarebbe piaciuto un discorso di comprensione nei riguardi dei cittadini per i disagi e per le attese continuamente rinviate. Ci sarebbe sembrato opportuno che le autorità, invece di strombazzare la loro gioia per lo storico evento, invece di cercare di accaparrarsi una fettina di “gloria”, avessero chiesto scusa per il balletto di rinvii, di scaricabarili, di prezzi «non congrui», di accordi «non soddisfacenti». Non abbiamo dimenticato il giubilo dell’Università in quel luglio 2016 e poi la minaccia di rinuncia, il rivolgersi ad altri spazi per poi tornare alla Montelungo e alla Colleoni.
Insomma, alla fine possiamo essere contenti. A patto che non ci siano ulteriori sorprese, che non si blocchino di nuovo i lavori. Si sa, quando uno si è scottato una volta... La ex caserma Montelungo non rappresenta un luogo come tanti altri della città, è in realtà un posto intriso di storia. Che i rilievi archeologici effettuati nella prima parte della vicenda, subito dopo le demolizioni, hanno confermato: sono state rintracciate diverse testimonianze di altre epoche, ma la più eclatante è stato il rinvenimento di una selce lavorata che risale al neolitico, «eccezionale per le dimensioni e per la qualità della materia prima utilizzata». Sorprendente anche la scoperta di tre tombe a cremazione che risalgono al primo secolo avanti Cristo e di un tratto di una via romana che dall’area della Montelungo arrivava in via Pignolo. E poi resti medievali di conventi, di un piccolo ospedale…
I lavori quindi ripartono. Chissà, forse fra pochi anni avremo finalmente lo studentato e l’intero quartiere respirerà un’aria nuova. Il signor Piero ha aspettato la nuova vita della Montelungo. Poi, nel dicembre scorso, ha dovuto gettare la spugna.
Lettera firmata