Attesa febbrile

La grande emozione della prima volta: forza Atalanta, senza paura contro il Real!

Un giorno storico per tutto il mondo atalantino, un appuntamento difficile da spiegare a chi non vive la Dea ogni giorno

La grande emozione della prima volta: forza Atalanta, senza paura contro il Real!
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di Fabio Gennari

È la prima volta. Per chi vi scrive e per chi legge, per chi giocherà e per il signore con i capelli bianchi che è arrivato, ha stravolto la vita sportiva di tutto il popolo atalantino e stasera sarà come sempre in panchina a guidare i suoi ragazzi durante Atalanta-Real Madrid, Gian Piero Gasperini. Ed è anche la prima volta per una società, un presidente, una famiglia come quella dei Percassi, che si troverà di fronte il colosso spagnolo più titolato al mondo.

La sfida che andrà in scena alle 21 di stasera (24 febbraio) sul manto erboso del Gewiss Stadium non è un punto di arrivo. Si tratta dell'ennesima, clamorosa tappa di un percorso iniziato con Gasperini in un Atalanta-Cremonese di Coppa Italia e 221 partite dopo (di cui 116 chiuse con il sorriso della vittoria, nessuno mai come lui) arrivato al cospetto degli incerottati Blancos, gente che indossa una maglia finita per 13 volte nelle foto della vittoria della Coppa dei Campioni.

I risvolti tecnici e sportivi della gara li immaginiamo tutti, le emozioni (anche quelle strozzate dal maledetto Covid-19) non c'è bisogno di raccontarle perché ognuno vive le sue; ma l'evento, l'occasione, la "Prima Volta" di tutti noi in un contesto del genere è qualcosa che ci ricorderemo per sempre. Anche solo l'onore e il prestigio che porta il fatto di avvicinarsi a una gara del genere sono sensazionali. Non ce ne rendiamo conto, succede sempre così quando sei dentro a un avvenimento di cui solo tempo dopo riesci a dipingere i contorni.

Atalanta-Real Madrid è una sfida tra due modelli che non sono minimamente paragonabili: il calcio pane e salame (quello buono) contro una filosofia vincente che appassiona 380 milioni di tifosi nel mondo. Se uno arrivasse ora da Marte e vedesse che gara c'è in programma stasera a Bergamo, se ne tornerebbe a casa senza nemmeno volerla vedere una partita così.

Noi che invece siamo qui e seguiamo la Dea in ogni istante, capiamo bene che non sono solo i novanta minuti di oggi a riempire occhi e cuore. Non saranno nemmeno gli altri novanta in programma il 16 marzo in Spagna a farlo. È la possibilità di giocarla, una partita così, che rende tutto speciale. Perché l'Atalanta se l'è meritata sul campo, con imprese da urlo come quelle contro Liverpool e Ajax. Si è passati anche attraverso delusioni forti (0-5 a Bergamo dai Reds, per dire) ma senza mai perdere la bussola del calcio gasperiniano.

Il mister e i suoi ragazzi non sanno cosa li aspetta in campo. Lo immaginano, hanno preparato mosse e movimenti. Ma anche dentro di loro la tensione c'è. Perché tutti sono ormai travolti dalla nostra "bergamaschità", è normale che sia così. A tutti i livelli, l'Atalanta si prepara a questa partita con la consapevolezza che gli altri sono più grandi, più ricchi, più forti e più abituati a certi palcoscenici. Loro devono vincere e passare il turno, anche con nove assenti.

Noi però siamo l'Atalanta e non abbiamo niente da perdere. "Possiamo", non "dobbiamo" andare avanti in Champions League. Con ambizione ma senza presunzione. Soprattutto, senza paura. Perché l'attesa è altissima, le emozioni pure, e tutti ne siamo consapevoli. E allora dentro al campo a testa alta e con il cuore in mano, perché la corsa in campionato, un posto nelle prime quattro e tantissimo lavoro quotidiano sono tutti sforzi proiettati a serate come quella che ci attende. Godiamocela, nonostante lo stadio vuoto sia una tristezza, ma non si può fare altrimenti. E allora sfondate il divano, mangiatevi i braccioli dalla tensione: i ragazzi in campo proveranno a regalarci un'impresa da raccontare ai nipoti. Senza nessuna paura.

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