L'editoriale di Jacobelli

Quei disgustosi insulti a Vlahovic: non si possono fare distinguo fra razzismo e maleducazione

Perché diavolo l'Atalanta, Bergamo e i bergamaschi devono essere danneggiati, guastati, lesi nella loro immagine da un gruppo di incivili?

Quei disgustosi insulti a Vlahovic: non si possono fare distinguo fra razzismo e maleducazione
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di Xavier Jacobelli

Prima di tutto, una domanda, fondamentale e doverosa: perché? Perché diavolo l'Atalanta, Bergamo e i bergamaschi che amano il calcio, che hanno la fortuna di avere una splendida squadra, devono essere danneggiati, guastati, lesi nella loro immagine da un gruppo di incivili che insultano Vlahovic con i loro cori disgustosamente razzisti? Ma quando la finiscono?

Secondo loro, come possono sentirsi Pasalic e Djimsiti, così come in passato potevano sentirsi Ilicic e Sutalo, ascoltando le contumelie indirizzate ai calciatori dalle comuni origini slave? Oltre alla pessima risultanza mediatica, inevitabilmente e giustamente suscitata da ciò che è avvenuto nel finale di partita, quando Doveri ha sospeso l'incontro per circa un minuto, all'orizzonte si profila una stangata del giudice sportivo.

Come rovinare una grande sfida, agonisticamente all'altezza delle aspettative che aveva suscitato, data la posta in palio. Al settimo tentativo, Allegri ha battuto Gasperini che, in campionato, non sconfiggeva da cinque anni. La vittoria di Bergamo è una delle più preziose guadagnate dalla Juve in questo torneo. I bianconeri se la sono meritata con una condotta di gara accorta ed efficace, cui ha fatto riscontro una prestazione atalantina all'altezza delle aspettative, frustrata sia dai due pali sia dall'emergenza infortuni assillante la Dea (Lookman, Hojlund, Hateboer, Ruggeri), aggravata dal ko di Boga, in campo per soli 15' al posto di Pasalic e poi uscito azzoppato dallo scontro di gioco con Rabiot.

Samuel Iling Junior, 19 anni (un altro talento cresciuto nella seconda squadra; come Fagioli, Miretti, Soulé, Barbieri), ricorderà per sempre il suo debutto da titolare in Serie A, baciato dal gol che ha sbloccato l'incontro. Si capisce perché Allegri voglia trattenerlo a Torino, negandogli la partecipazione al Mondiale Under 20 con l'Inghilterra che, invece, lo reclama. Atalanta-Juve era uno spareggione per la Champions: la vincitrice è piombata al secondo posto scavalcando la Lazio ed è lanciatissima verso il traguardo, dal quale la perdente si allontana, anche se non è finita: l'Atalanta ha 4 partite e 12 punti a disposizione per sperare ancora.

Allegri, pensando al Siviglia, non ha sbagliato una mossa quanto a rotazione dei titolari, inserendo Pogba, Vlahovic e Chiesa al momento giusto nella ripresa. Gasperini ha fatto di necessità virtù, allineando una formazione comunque competitiva, capace di creare le occasioni che, però, non ha saputo sfruttare: il raddoppio nel finale è stato il pedaggio pagato alla generosità, con la quale i nerazzurri hanno cercato di pareggiare, prima di essere infilati anche da Vlahovic. Questi è stato bersagliato da cori e insulti razzisti, beceri e incivili, al punto che Doveri ha sospeso l'incontro. Nel recupero, Dusan ha segnato ed è stato ingiustamente ammonito per la sua reazione, legittimata dall'ignobile trattamento subito.

Doveri ha sbagliato: evidentemente, il precedente di Lukaku non gli ha insegnato nulla e non ha insegnato nulla al neopresidente dell'Aia, Carlo Pacifici che, appena insediato aveva avvertito: chi zittisce il pubblico, verrà ammonito. Per cambiare l'incultura sportiva che ancora alligna in troppi stadi del nostro Paese (Vlahovic era stato bersaglio dei razzisti anche a Firenze, in occasione della gara di Coppa Italia e a San Siro, contro l'Inter), non si possono fare distinguo fra razzismo e maleducazione. L'uno e l'altra devono essere presi a calci, puniti, stroncati. Punto e basta.

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