Segnale forte

"Basta morti in bici": le associazioni ciclistiche porteranno gli striscioni al Giro d'Italia

L'obiettivo di Pedalopolis, La Popolare Ciclistica e Brighela Velo Club, con Legambiente Bergamo, è mandare un segnale forte sul tema

"Basta morti in bici": le associazioni ciclistiche porteranno gli striscioni al Giro d'Italia
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«Domenica 21 maggio il Giro d'Italia 2023 farà tappa a Bergamo e sarà, come sempre, una grande festa popolare. Questa volta, però, gioire e festeggiare per un evento legato alla bicicletta sarà molto più difficile. Soprattutto in Bergamasca». Con queste parole (e con i fatti) le associazioni Pedalopolis, La Popolare Ciclistica e Brighela Velo Club, insieme a centinaia di altri ciclisti e appassionati vogliono mandare un segnale forte e mantenere alta l'attenzione su un tema che ha toccato in più occasioni anche la nostra provincia: le morti in bicicletta.

Per questo motivo, proprio in occasione del passaggio del Giro in terra orobica, saranno presenti in diversi punti del percorso della tappa con striscioni su cui sarà riportato, a chiare lettere, la frase "Basta morti in bici". Nei primi cinque mesi dell'anno si contano già tre ciclisti morti sulle strade bergamasche per incidenti con furgoni, camion e autobus. L'ultimo soltanto martedì scorso in via Zanica, a Bergamo, che è costato la vita a Fernando Warnak, papà di 44 anni.

Servono politiche ad hoc

«L'aumento dell'uso della bicicletta è un beneficio per tutti - sottolineano le associazioni - e impone delle politiche che rendano l'utilizzo sempre più sicuro e alla portata di tutti. Politiche di disincentivo dell'uso dell'auto privata attraverso la creazione di piste ciclabili e zone a traffico limitato comportano tempo e molto coraggio politico, ma sono inevitabili e urgenti. Ci sono anche iniziative più semplici e rapide: il Comune di Milano, ad esempio, ha anticipato l'obbligo dell'installazione di sensori per gli angoli ciechi dei camion che transitano nell'area urbana nelle ore diurne».

Altre preoccupazioni avanzate dalle associazioni riguardano corsie ciclabili e zone 30, «sempre apprezzate ma richiederebbero anche un'attenzione nel farle rispettare che purtroppo non vediamo», e il «proliferare di rotonde e svincoli» finalizzati sì a snellire il traffico automobilistico, ma che «troppo spesso diventano spazi in cui aumenta la pericolosità per ciclisti e altri utenti deboli della strada: il rondò della Malpensata è un chiaro esempio su tutti, ma ciò accade anche nelle rotonde più piccole e, in prospettiva, in quella di Pontesecco e di Carnovali».

Succede (soprattutto) in provincia

I problemi, spiegano le associazioni, non riguardano solo la città ma anche la provincia, dove  «mezzi pesanti e automobili raggiungono velocità più elevate». Bene lo sviluppo di reti ciclabili provinciali orientato a percorsi ludici e ricreativi, ma «servirebbe un piano a livello provinciale che preveda la bicicletta come mezzo di trasporto quotidiano e strutturi percorsi veloci e sicuri tra i Comuni».

Tra gli aderenti all'iniziativa c'è anche Legambiente Bergamo, che proprio qualche giorno fa è intervenuta sul tema delle morti in bicicletta - in seguito al tragico incidente di via Zanica - suggerendo di prendere spunto dal Regno Unito dove esiste un programma che istruisce gli autisti portandoli in giro in bicicletta, per formarli sui pericoli.

«Benvenuto al Giro d'Italia - concludono le associazioni -. Conosciamo bene la gioia e l'energia che la bici può portare e trasmettere nelle strade. Vorremmo che fosse un'abitudine quotidiana e non solo occasionale. È necessario un cambio di paradigma nell’uso e nella percezione delle strade, non più regno delle automobili ma spazi pubblici, di tutti, a partire dal più debole».

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