Tre anni dopo

Giornata delle vittime del Covid, l’omaggio dei ministri Crosetto e Schillaci a Bergamo

Gori: «Dovremmo aver compreso il valore insostituibile della salute pubblica e la necessaria centralità del Servizio Sanitario Nazionale»

Giornata delle vittime del Covid, l’omaggio dei ministri Crosetto e Schillaci a Bergamo
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Sono passati tre anni da quel 18 marzo 2020. Una lunga colonna di camion militari che – come un mesto corteo – trasportavano decine e decine di bare verso altre province d'Italia: per Bergamo erano troppe, come troppe sono state le vittime ora ricordate nella Giornata Nazionale in memoria delle vittime del Coronavirus.

Il ricordo, nel capoluogo orobico, si è aperto questa mattina con fiori gialli e rossi che richiamano i colori bergamaschi, posati di fronte alla lapide del Cimitero Monumentale. Una cerimonia semplice, con la lettura della preghiera che Ernesto Olivero – fondatore del Servizio Missionario Giovani – ha dedicato a chi è scomparso a causa del virus, alla presenza del ministro della Difesa Guido Crosetto e del ministro alla Salute, Orazio Schillaci, oltre che diverse autorità fra cui Guido Bertolaso (assessore regionale al Welfare) e il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori.

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Inaugurazione del “Bosco della Memoria”

Il cuore delle celebrazioni è stato la tanto attesa inaugurazione del “Bosco della Memoria”: un monumento vivo, frutto di una collaborazione tra Comune di Bergamo e Associazione Comuni Virtuosi, ospitato all'interno del Parco della Trucca – “casa” di ottocento alberi e ottomila narcisi. «Tre anni fa è accaduto qualcosa di spaventoso – queste le parole del primo cittadino –. Un virus totalmente sconosciuto ci ha trovati impreparati. Le persone sono morte qui come nei Paesi più avanzati. E però qui, alla luce di quanto è successo qui, in questo Paese e in questa parte del Paese, qualcosa dovremmo aver imparato».

Un discorso di inaugurazione senza polemiche, ad esempio rivolte all'inchiesta in corso, ma in cui non ha taciuto un appunto: «dovremmo aver compreso, in generale, il valore insostituibile della salute pubblica e la necessaria centralità del Servizio Sanitario Nazionale». Il sindaco Gori ha anche ricordato la lunga colonna di camion, divenuta simbolo che racchiude una delle pagine più buie nella storia del nostro Paese.

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«Erano giorni in cui l'impianto di cremazione del nostro cimitero, pur operando senza interruzione, non poteva lontanamente assolvere alle necessità – ha raccontato –. Morivano infatti anche duecento persone al giorno. Sollecitammo quindi l'aiuto di altre città, chiamai i colleghi sindaco e all'allora ministro della Difesa Guerini chiesi la disponibilità dell'Esercito per il trasferimento delle salme. Il primo trasporto avvenne appunto il 18 marzo. Furono dieci autocarri militari, ciascuno trasportava otto bare. Si decise di operare la sera, col buio, perché si temeva che la colonna militare potesse alimentare il panico. E invece quelle immagini, girate dal balcone da uno steward di Ryanair e messe in rete, furono fondamentali per Bergamo. Perché più di mille parole ci aiutarono a far capire all'Italia e al mondo la tragedia che stavamo vivendo».

Una seconda cerimonia, più intima, si svolgerà nel pomeriggio alle 15:30 sempre al Cimitero Monumentale: si tratterà di una preghiera interreligiosa e interconfessionale voluta dal Comune in sinergia con le Comunità religiose delle diverse fedi professate in città.

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