Situazione difficile

Il mercato di via Spino nel giro di 4 anni è passato da 200 a 120 banchi

I principali problemi per gli ambulanti sono l'accessibilità dell'area e la poca disponibilità di parcheggi: le richieste a Palazzo Frizzoni

Il mercato di via Spino nel giro di 4 anni è passato da 200 a 120 banchi
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Il mercato di via Spino a Bergamo, risultato dello spostamento di parte degli ambulanti dalla Malpensata nel 2020, è passato nel giro di quattro anni dai duecento banchi iniziali ai 120 attuali.

Ripetuti i segnali che la nuova collocazione non funzionava, con una progressiva diminuzione dei commercianti negli ultimi anni e un ultimo allarme di Confesercenti a marzo scorso, che stimava che entro la fine del 2024 si sarebbe arrivati ad appena un centinaio di banchi operativi nel piazzale.

Problemi per parcheggi e accessibilità

Secondo gli operatori, come riportato oggi (martedì 5 novembre) da L'Eco di Bergamo, tra le principali difficoltà c'è il problema di trovare dei posti auto liberi, un fatto che quindi scoraggia i potenziali clienti, che magari avrebbero anche voglia di farsi un giro tra le bancarelle, per acquistare i vari prodotti. Il progetto del parcheggio multipiano in via Spino, che quindi diventerebbe un mercato al coperto, annunciato a inizio di quest'anno, è rimasto un semplice abbozzo, un'ipotesi per la quale Confesercenti Bergamo ha chiesto un incontro con il Comune.

Altra questione è l'accessibilità dell'area, anche perché si tratta di un polo produttivo a cui hanno necessità di accedere in auto e posteggiare i numerosi lavoratori. Nel frattempo, l'apertura del sottopasso in via Autostrada è fissata per fine 2025, ma l'operatività di quel collegamento è attesa da ormai cinque anni.

Le richieste al Comune

Per cercare di attenuare quantomeno il fenomeno, all'Amministrazione verrà chiesto di realizzare un parcheggio dentro il piazzale, creando nuovi stalli per la sosta attraverso una maggiore concentrazione degli spazi del mercato.

L'altra richiesta che si dovrebbe avanzare è la separazione degli ambulanti che vendono prodotti usati, di seconda mano, da quelli che invece vendono merce nuova, perché per gli operatori l'attuale assenza di distinzioni creerebbe confusione e abbasserebbe il livello del mercato. Sembra al momento fuori questione, comunque, la possibilità di spostare nuovamente le attività altrove, soprattutto per via delle difficoltà nel trovare un'area adeguata in città.