Per tanti stranieri la patente è un'impresa impossibile (i cinesi, ad esempio...)
Fino al 2012 la prova si poteva fare nella lingua d'origine, ora no. E i libri su cui prepararsi sono in italiano, gli argomenti un ginepraio
Negli ultimi mesi è capitato più volte che alcuni stranieri abbiano fatto uso di auricolari e piccole telecamere nascoste sotto i vestiti per tentare di superare l’esame alla Motorizzazione. Presi con le mani nel sacco, sono stati denunciati per tentata truffa. L’ultimo caso è avvenuto giovedì 9 settembre in Valtellina. Una donna nigeriana, residente in Bergamasca, è stata smascherata: aveva un microfonino nascosto nella mascherina. Solo "furbizia"?
di Wainer Preda
Avete mai visto un cinese alla guida? Non è l’incipit di una barzelletta e tanto meno uno dei luoghi comuni a cui siamo abituati. No, la domanda è seria. Come serio il problema che sta dietro la pressoché totale impossibilità, per tante persone straniere che vivono in Italia, di accedere alla patente. Colpa di un esame difficilmente abbordabile per chi è in grado di leggere solo caratteri cirillici, arabi o addirittura ideogrammi. Reso ancor più ostico dalla lingua.
«Ci sono stranieri che ce la fanno e stranieri che purtroppo non ci riescono - spiega Roberto Manni dell’Autoscuola Prima di Bergamo -. Noi come insegnanti cerchiamo di dare una mano, come possiamo, a queste persone. Certo sulla teoria fanno un po’ di fatica. Ma non ne farei una questione di italiani o stranieri. L’esame è uguale per tutti».
E allora vediamo come si svolge. I quiz di teoria si tengono alla Motorizzazione. Usano un sistema informatizzato. Il candidato deve rispondere a quaranta domande, indicando “vero” o “falso” per ogni quesito. Fin qui nulla di strano. Se non fosse che gli argomenti sui cui prepararsi sono una montagna e i libri esclusivamente in italiano. Sfogliandoli, abbiamo contato una trentina di macro materie da conoscere perché oggetto dei quiz. Oltre alla segnaletica stradale, alle precedenze e ai limiti di velocità, ci sono le formalità amministrative, i documenti necessari per la guida, le regole generali di comportamento, i fattori di rischio sulle diverse strade e le diverse condizioni atmosferiche, i tempi di arresto, gli elementi di meccanica delle auto, il sistema sanzionatorio, i limiti e gli organi di traino, passando per le forme assicurative, solo per citarne alcuni. Ebbene, se già un italiano fatica a districarsi in un simile ginepraio, figuriamoci un cinese, un nordafricano o una persona dell’Est, che prima deve tradurre il testo e poi cercare di rispondere. In trenta minuti. Sì perché questa è la durata massima dell’esame. Massimo quattro errori. Al quinto si è bocciati.
«Le difficoltà ci sono - ammette Dario Campana dell’omonima autoscuola di Borgo Palazzo - e differiscono da etnia a etnia. Gli ucraini con il cirillico non hanno grossissime difficoltà. Mentre per l’arabo e il cinese è un problema. Non lo è invece per gli albanesi. I cinesi nella teoria apprendono in maniera molto veloce. Hanno più difficoltà nella pratica. Ogni etnia ha una sua problematica».
Certo non possiamo pretendere scorciatoie, perché in ballo c’è la sicurezza delle persone. E tanto meno un esame con mille lingue o l’introduzione dell’esperanto. Ma almeno qualche lingua in più. Almeno l’inglese. Invece no, dal 2012 la riforma ha stabilito che gli esami possono essere solo in italiano, francese e tedesco. Questo per tutelare le minoranze linguistiche presenti sul nostro territorio. Ovvero i bilinguismi della Val d’Aosta e dell’Alto Adige, che possono fare l’esame nel loro idioma d’origine. E tutti gli altri?