Vicenda assurda

Taoufik, scappato dall'Ucraina a Bergamo ma non riconosciuto come profugo perché marocchino

La storia raccontata da "La Repubblica": studente di Chirurgia a Kharkiv, sposato con una ragazza ucraina, qui da noi è un clandestino

Taoufik, scappato dall'Ucraina a Bergamo ma non riconosciuto come profugo perché marocchino
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Una vita di sacrifici. Fuggito prima alla povertà, poi alla guerra e ora costretto a scegliere fra la sua famiglia o la clandestinità. La storia di Taoufik Kaoukabi, raccontata nell'edizione odierna (13 maggio) de La Repubblica in un articolo di Karima Moual, fa riflettere: sulla burocrazia, sul razzismo e sulla solidarietà, che – in alcuni casi – allarga le braccia per accogliere soltanto alcuni.

Taoufik è un giovane di 33 anni di origine marocchina e specializzando in Chirurgia oftalmica a Kharkiv, in quell'Ucraina ora dilaniata dalla guerra. E proprio dalle bombe è scappato insieme alla moglie Yana, ucraina, lasciando dietro di sé nove anni di sacrifici e quella vita che poco a poco stava costruendo. Arrivati a Bergamo, dove vive la sorella maggiore di lui, la brutta sorpresa: per Yana il permesso temporaneo c'è, per lui no. Il motivo? Taoufik è un immigrato senza permesso di soggiorno a lungo termine in Ucraina (poiché è studente, aveva solo il permesso da studente). «Ma così ci obbligano a dividerci. Oppure a una vita da clandestino per stare vicino a lei».

Così ha raccontato il giovane, affidando le sue parole alle pagine de La Repubblica. L'attuale legge che regolamenta gli arrivi è, infatti, rivolta solamente ai rifugiati ucraini o comunque per coloro in possesso di permesso di soggiorno a lungo termine. Per Taoufik - e tutti gli uomini e donne che come lui sono immigrati in Ucraina prima della guerra per studio o lavoro - non c'è posto. Nel Paese ora teatro di uno sconvolgente conflitto che dura da più di due mesi, il 33enne era arrivato nove anni fa con tanti sogni e speranze in tasca.

In Ucraina per studiare, ha trovato l'amore

La sua vita non è stata mai semplice: orfano di padre, è nato e cresciuto a Beni Mellal - una piccola cittadina del Marocco - in una famiglia povera. Grazie all'aiuto della sorella maggiore (che vive a Bergamo e lavora come badante), Taoufik ha avuto la possibilità di iscriversi all'università di Kharkiv, molto più economica rispetto a quelle del resto d'Europa. Si laurea e inizia un percorso di specializzazione in Chirurgia oftalmica. Intanto, lavora per mantenersi. Si era integrato, era felice. Aveva anche trovato l'amore: Yana, una ragazza ucraina che ha sposato un anno e mezzo fa.

Poi è arrivata la guerra e i due sono fuggiti per sfuggire alle bombe e ai missili russi. Si dirigono a Bergamo ospiti della sorella e – documenti alla mano – parte la richiesta alla Questura per ottenere il permesso di soggiorno. Ma dopo diversi appuntamenti saltati, la doccia fredda: niente permesso temporaneo se non sei cittadino ucraino. Oppure se non hai un permesso di soggiorno a lungo termine rilasciato in Ucraina. «Ma come studente – sottolinea Taoufik – in Ucraina non ti danno il permesso di lungo termine, proprio perché è legato al percorso di studi. Ed è anche molto raro averlo».

Per Taoufik ora non c'è altra possibilità: o se ne va o vive da clandestino. Due opzioni che spaventano, in qualsiasi caso. «Io voglio solo continuare il mio cammino, studiare per finire la mia specializzazione come medico, rimanendo vicino a mia moglie – è la denuncia del giovane –. Anche io come cittadino del mondo ho subito la guerra, perché non mi si riconosce il diritto, nella civile Europa, di essere aiutato per ripartire? Dopo tanti sacrifici, speravo in un epilogo diverso. Nei Paesi civili, chi fugge dalla guerra dovrebbe essere accolto. Ma a Bergamo ho vissuto un secondo incubo, sulla mia pelle ho constatato che non c'è accoglienza per tutti».

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