la polemica

«Un logo d'insolente bruttezza», Sgarbi liquida in poche parole il simbolo scelto

Secondo il noto critico d'arte, nonché attuale Sottosegretario di Stato alla cultura, il logo sarebbe: «povero, banale e poco rappresentativo»

«Un logo d'insolente bruttezza», Sgarbi liquida in poche parole il simbolo scelto
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C'è a chi piace e a chi non piace, c'è chi lo ha manifestato il proprio dissenso e chi, pur perplesso, ha fatto silenzio, vergognandosi o nascondendo il proprio imbarazzo nel non riconoscersi all'altezza di valutare un logo, meritevole del premio internazionale Worldwide Logo Design Award. Ma Vittorio Sgarbi no, il Sottosegretario di stato alla Cultura lo ha pensato e lo ha detto, condensando in poche parole caustiche la sua critica. Quello di Bergamo-Brescia capitale della cultura è «un logo d’insolente bruttezza».

Botta e risposta

Sgarbi è entrato a gamba tesa su quegli elementi del logo che, spiegati nel progetto artistico di Akòmi possono risultare a una prima, e forse anche seconda, occhiata poco intuitivi: «C’è da sperare che chi è consapevole del significato della cultura eviti di usare un logo così povero, banale e poco rappresentativo. La storia ci riserva meraviglie: un particolare di un dipinto di Caravaggio sarebbe stato certamente più rappresentativo. Quella “B” deforme, che vale per 3, è inguardabile». A queste parole, Akòmi, agenzia che si è occupata della creazione e ideazione del logo, si è detta disponibile «a un confronto costruttivo».

La critica all'uso del singolare "Capitale"

Sgarbi aggiunge, ampliando il discorso alla scelta di unire le due città sotto lil singolare di "Capitale": «Ho seguito con interesse e passione la preparazione e le proposte per le iniziative di Bergamo e Brescia, capitali italiane della cultura, e verrò presto nella capitale metropolitana che si è creata tra le due città. Ma, davanti a tanto impegno, mi chiedo come sia possibile accettare, offrire alla città, al Presidente della Repubblica e al Ministro dei beni culturali, un logo di così insolente bruttezza con la deformazione dei numeri e delle lettere, in una fusione non necessaria che violenta anche la grammatica, declinando al singolare i nomi delle due città che rimangono due, distinte e distanti. Sono due capitali di un solo bene universale: la cultura. Ma è ridicolo declinare al singolare: “Siamo capitale italiana della cultura”»

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