Cinque morti in un mese, una strage in moto sulle nostre strade
Dall'incidente a Ranica in cui ha perso la vita un 25enne al tragico schianto di giovedì 26 al Monterosso, vittima Isac di 17 anni
di Paolo Aresi
Troppi morti sulle strade, troppi morti sulle due ruote, soprattutto in moto. Il mese di agosto è stata una strage, tragedie terribili che sono entrate nelle case di famiglie della città e della provincia. La striscia di sangue è cominciata il 31 luglio, un sabato caldo, alle tre e mezza del pomeriggio, a Ranica, fuori dal bar Marconi: un giovane di venticinque anni, Daniele, si è scontrato contro un’automobile e ha perso la vita.
L’11 di agosto la morte si è presa un giovane carabiniere, Raffaele, che abitava a Zandobbio, sposato, padre di due bambine: con il suo scooter si è scontrato contro una Opel Agila. Il 20 di agosto è toccato a un giovane, Kevin, di 19 anni, alle sei e mezza del mattino, a Foresto Sparso, mentre stava tornando a casa a Villongo: si è schiantato contro un muretto. Il 26 agosto, al Monterosso, nel giorno di Sant’Alessandro, alle tre del pomeriggio, Isac, ragazzo di 17 anni, si è scontrato con un auto a un incrocio di via Leonardo da Vinci: è morto due ore in ospedale. Il 29 agosto la quinta vittima: un uomo di 55 anni, morto sulla Dalmine-Villa d’Alme, si chiamava Mauro, tornava a casa, a San Giovanni Bianco, alle tre di notte dopo avere lavorato a un evento, faceva il ristoratore; l’auto che lo ha colpito è fuggita, ma la mattina dopo il conducente si è presentato ai carabinieri.
Una sequenza terribile. È possibile trarne un insegnamento? Fare qualcosa perché tragedia del genere non accadano più? Si può soltanto invitare alla prudenza, a moderare le velocità. Perché gli incidenti hanno a che fare in genere con questi due elementi, conditi dalla distrazione. Da parte dell’investitore o da parte della vittima, ogni caso è a sé. Ma è evidente che porre limiti alla velocità ed evidenziare bene i luoghi pericolosi, come gli incroci, aiuterebbe.
In realtà, chi viaggia su due ruote lo sa che la sua vita è appesa a un filo. Perché non basta la proprio prudenza, non è sufficiente la velocità moderata. Se l’auto esce dallo stop senza rispettare la precedenza, non c’è prudenza che tenga. E lo stesso vale per un pedone che ti attraversa improvvisamente la strada o per un altro motociclista o un ciclista che pure non ti danno la precedenza o escono da un passo carrabile... basta un attimo. Tante volte ce la si cava con una caduta, con un braccio rotto. Tante altre non è così. Lo sa bene chi viaggia su due ruote, ciclisti compresi, quanto possa essere pericolosa un’auto o un furgone che esce dal passo carrabile improvvisamente, magari soltanto con il muso, per un metro. Ma se tu tieni in maniera disciplinata la tua destra, allora quella prudenza diventa micidiale. A causa del comportamento scorretto di un’altra persona.
Non ci sono veri antidoti. Certo, alcune strade sono più pericolose di altre, come la Villa d’Alme-Dalmine, nella zona di Paladina, interessata dai lavori. Quindi è importante fare in modo che le strade siano ben tenute, gli incroci ben segnati, che si inseriscano dissuasori di velocità.
Le statistiche ci spiegano molte cose. Ci dicono che, nonostante i troppi morti, negli ultimi vent'anni, gli italiani sono diventati più prudenti e le automobili più sicure: il numero dei morti per incidente stradale è decisamente diminuito. Anche a Bergamo. Nel 2019 nella nostra provincia sono morte per incidente stradale 42 persone, 16 viaggiavano su autovetture, 13 erano motociclisti, 7 pedoni, 3 ciclisti; ci furono nel complesso undici morti in meno rispetto all’anno precedente (nel 2018 morirono 53 persone per incidente). L’incidentalità in Bergamasca rispetto al 2001 è migliorata del 13,1 per cento e i morti sono scesi addirittura del sessanta per cento: nel 2001 e 2002 erano stati ben 115!
Su scala nazionale, nel 2000 in Italia ci furono 6.410 vittime della strada. La situazione è migliorata anche rispetto al 2010: nel 2019 i morti sono stati ben il 22,8 per cento in meno. Nel 2019 siamo scesi insieme a 3.173 vittime e nel 2020 si è verificata un’altra forte riduzione: si sono registrati 2.395 decessi. Ma il 2020 non fa testo, a causa dei lockdown. Del 2021 i dati non ci sono, comunque il numero di morti e di incidenti è in forte rialzo e la cosa preoccupa. Un elemento sicuro lo abbiamo: sulla rete autostradale l’incidentalità dell’estate 2021 è pari al 254 per cento dell’estate scorsa. Cioè due volte e mezza. Preoccupante.
Restiamo nel campo delle statistiche e guardiamo casa nostra, la Lombardia. Lo scorso anno, nonostante le ripetute chiusure, i morti sulla strada sono stati ben 317, l’anno precedente, sempre in Lombardia, le vittime erano state 438. Un numero davvero spropositato, significa il 13,2 per cento dei morti di tutta Italia Italia. Troppi. Se poi andiamo a osservare quello che è accaduto per i motociclisti, il quadro peggiora notevolmente. (...)