L'andamento della pandemia questa settimana: sempre più tamponi, ma occhio agli ospedali
Aumentano i test analizzati e di conseguenza anche i contagi. Crescono però anche i ricoveri, anche in terapia intensiva. Stabile il numero delle nuove vittime giornaliere

Mentre a Roma al grido di «Italia libera dalla dittatura sanitaria» scende in piazza un carrozzone di negazionisti, composto da circa duemila persone tra No-Mask, No-Vax, “Popolo delle mamme”, estremisti di destra e chi più ne ha più ne metta, forse vale la pena fare un breve riepilogo dell’andamento che l’epidemia ha assunto nel corso dell’ultima settimana.
Anche negli ultimi sette giorni, come nella settimana precedente, in Lombardia abbiamo assistito ad un aumento del numero di tamponi processati (venerdì 4 settembre si è toccato il record assoluto di 27.324 test molecolari analizzati) e, di conseguenza, anche al numero di casi positivi diagnosticati. Dai 135 positivi di lunedì 31 agosto si è passati ai 388 di oggi, picco della settimana a fronte comunque di un elevato numero di test molecolari eseguiti (23.409 unità). Anche nella Bergamasca l’andamento è stato in linea con quello regionale, con oscillazioni nei contagi comprese tra gli 11 (di martedì 1 settembre) e i 28 casi giornalieri. Stabile anche il numero delle nuove vittime in regione, compreso tra le 2 e le 6.
Desta invece più preoccupazione l’aumento del numero dei malati ricoverati sia nei reparti ordinari sia nelle rianimazioni, nonostante quest’ultimo dato abbia visto un leggero calo nelle giornate di venerdì 4 e sabato 5 settembre. Seppure si rimanga ben lontani da una condizione allarmante, le cifre sono in crescita da ormai due settimane. I malati in terapia intensiva sono passati dai 22 di lunedì ai 23 di oggi, i ricoverati nei reparti degli ospedali da 195 a 245. La situazione pare quindi, per il momento, sotto controllo, specialmente nelle strutture bergamasche. Tuttavia, a raccontare il leggero ma costante incremento della pressione ospedaliera ci pensano i numeri: alla fine di luglio si contavano 7 persone in terapia intensiva e 148 ricoverati.
In conclusione, può essere utile far mente locale sulla mezza retromarcia fatta dal dottor Alberto Zangrillo, primario di anestesia e rianimazione al San Raffaele di Milano. Dalla famosa frase pronunciata lo scorso 31 maggio («Il virus è clinicamente morto») all’uscita di ieri: «Ho usato un tono probabilmente stonato». Una sorta di mea culpa che gli ha procurato l’ironia, per limitarci a quella, di migliaia di utenti dei social network. I numeri dicono che il virus circola ancora, che è contagioso, che in alcune circostanze porta al ricovero e che in altri (fortunatamente pochi) casi si finisce intubati e attaccati a un respiratore. Ecco perché scene come quella dell’armata Brancaleone scesa in Piazza della Bocca della Verità provocano rabbia e tristezza. E non soltanto in chi ha pianto uno o più lutti.