Reportage dagli istituti

Gli studenti bergamaschi riprendono possesso dei banchi (e lo strano caso del Manzù)

Pochi i timori legati ai contagi, gli studenti: «Adesso sta a noi dimostrare di essere responsabili». I bambini delle scuole elementari bocciano la didattica a distanza e promuovono le lezioni in aula. «Bello rivedere amici e maestre»

Gli studenti bergamaschi riprendono possesso dei banchi (e lo strano caso del Manzù)
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Tutti indossano la mascherina ma l’emozione e la gioia di tornare in classe e di rivedere finalmente maestre e amici è palpabile. Oggi è suonata la prima campanella per migliaia di studenti bergamaschi che, dopo oltre sei mesi, sono tornati sui banchi di scuola. Ma la questione relativa alla fornitura dei nuovi arredi scolastici per alcuni Istituti scolastici resta un rebus. È il caso del liceo artistico Giacomo e Pio Manzù, che aspetta ancora di ricevere circa milleduecento banchi dal Mistero e che, almeno per questa settimana, sarà costretto ancora a intervallare le lezioni in presenza con quelle a distanza.

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«Secondo quanto ci era stato comunicato li avremmo dovuti ricevere il 9 settembre, così ci siamo organizzati stoccando i vecchi arredi in palestra per far in modo che non venissero dismessi – spiega il dirigente scolastico Cesare Emer Botti -. Il ritardo nella consegna ha creato qualche scompenso ma siamo riusciti a trovare una soluzione ai possibili disagi. Ad oggi abbiamo ricevuto 150 banchi a rotelle che abbiamo portato nella sede principale (in via Torquato Tasso ndr.)». Ritardi nella consegna dei banchi, nei giorni scorsi, si sono registrati anche agli Istituti Oberdan e Archimede di Treviglio e Riva di Sarnico.

Nel frattempo, al Manzù le classi andranno a scuola a rotazione e gli studenti seguiranno due corsi di formazione: uno specifico sui comportamenti da adottare a scuola e il secondo sull’utilizzo della didattica a distanza. «Il nostro obiettivo è quello di garantire a tutti la didattica in presenza», prosegue il dirigente Botti, il cui istituto comprende circa 1400 alunni suddivisi su 59 classi.

Per ora la paura del contagio non sembra toccare i ragazzi. «Ora sta a noi essere responsabili, ma già durante il lockdown abbiamo dimostrato di esserlo», commentano all’uscita da scuola. Ad avere qualche timore in più, invece, sono i genitori. «Se dicessi di non essere affatto preoccupata mentirei – racconta una mamma -. Quest’anno però mia figlia inizia le scuole superiori, è giusto che con le dovute precauzioni i ragazzi tornino a socializzare».

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Chi però dimostra l’entusiasmo maggiore sono i bambini delle elementari. «Sono molto contenta di essere tornata a scuola – racconta Giorgia Baraldi, 10 anni, iscritta al quinto anno della Locatelli -. Siamo stati in classe e per giocare possiamo usare il parco Caprotti dietro la scuola. Studiare e fare i compiti a casa non era per nulla divertente». Il primo giorno di scuola quindi, almeno per i bimbi, è promosso a pieni voti, la didattica a distanza, invece, bocciata senza appello.

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