Anche il sindaco di Nembro attacca Report. E racconta la sua verità sulla zona rossa
Cancelli: «Non ho ricevuto nessuna pressione. Il modo di fare giornalismo da parte del programma di Rai 3 è inaccettabile. Governo e Regione dovevano ascoltare gli esperti»
di Elena Conti
Non ha dubbi Claudio Cancelli, sindaco di Nembro: dopo le raccomandazioni che il 2 e poi ancora il 5 marzo aveva fornito l’Istituto Superiore di Sanità, «è chiaro che la zona rossa avrebbe dovuto essere istituita». È quanto il primo cittadino afferma nell’intervista rilasciata a PrimaBergamo e che potrete leggere nel giornale in edicola da venerdì 17 a giovedì 23 aprile. Un’intervista in cui Cancelli, ora che le cose vanno un pochino meglio, ripercorre quei confusi giorni e fa alcune precisazioni, in particolare riguardo al servizio trasmesso il 6 aprile scorso dal programma Report, nel quale alcune sue dichiarazioni parevano accusare l’imprenditore locale Pierino Persico di aver fatto pressioni per evitare l’imposizione della zona rossa.
«Su questo voglio essere chiaro – ci ha detto Cancelli -. Posso confermare che non vi è stata da parte della Persico Spa, ma nemmeno da parte di altri imprenditori locali, una qualche forma di pressione nei confronti del Comune di Nembro affinché si impegnasse a contrastare o a non appoggiare l'istituzione di una zona rossa coinvolgente il nostro territorio. Gli industriali hanno espresso sicuramente le loro preoccupazioni per gli effetti sul lavoro e la produzione ed è logico. Queste preoccupazioni erano reali e lo capiremo nei prossimi mesi quando faremo fatica a riprenderci sul piano socioeconomico. Ma da qui a condizionare la politica ce ne passa. Il modo di fare giornalismo da parte di Report è inaccettabile. Non si può intervistare il sottoscritto sulla zona rossa per 15-20 minuti e poi estrarre 1-2 minuti ad arte, prendendo frasi che opportunamente “montate” possono dare l’impressione voluta per scaricare le colpe sull’imprenditore. Questo non è approfondire i problemi ma voler fare l’accusatore per partito preso che estrae volontariamente le parole che gli tornano utili per un processo indiziario con il colpevole già individuato e nascondere quelle che smentiscono la tesi d’accusa. Oltretutto si è colpito l’immagine di un’azienda che non ha mai delocalizzato ma ha creato benessere e lavoro nel nostro territorio; un’azienda che ha dimostrato sempre una sensibilità sociale non comune; una famiglia che ha messo tutta l’energia per lo sviluppo della nostra Valle Seriana rischiando del proprio. Qualcuno dovrebbe chiedersi se questo è vero giornalismo. E chi pagherà le conseguenze in termini di lavoro per le nostre famiglie».
Parole dure, che si sommano alla smentita (decisamente più soft, ma identica nei contenuti) fatta anche dal sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, e alla dura lettera degli operatori sanitari delle Cliniche Gavazzeni in difesa del loro lavoro contro il Coronavirus, messo in dubbio dallo stesso servizio di Report.
Cancelli, poi, dice la sua circa le responsabilità della non imposizione della zona rossa nella bassa Val Seriana. Chi non ha deciso? «Governo e Regione Lombardia non hanno avuto il coraggio di ascoltare le indicazioni ormai chiare che le autorità sanitarie avevano fornito, affrontando il problema come fosse di natura politica e non innanzitutto sanitaria. Se l'ISS aveva detto, come sembra ormai evidente, che la zona rossa andava fatta, Regione e Governo INSIEME avrebbero dovuto istituirla e non continuamente discutere tra loro, lasciando passare il tempo e rendendola alla fine una scelta non più adatta ad affrontare la diffusione del contagio che si era ormai allargato in altre aree. La responsabilità è sempre di chi ha il potere di decidere e il dovere di farlo perseguendo il bene comune».