Prossimi passi

Intesa ha stravinto, Massiah pronto a dimettersi. E che succede ora ai clienti Ubi?

L'adesione superiore al 90% degli azionisti dell'istituto bergamasco-bresciano all'Opas di Ca' de Sass apre le porte a una fusione facilitata tra le due banche. E mentre lo storico ad di Piazza Vittorio Veneto è pronto a salutare, vediamo cosa cambierà per i risparmiatori

Intesa ha stravinto, Massiah pronto a dimettersi. E che succede ora ai clienti Ubi?
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di Andrea Rossetti

Ubi Banca è ormai di Intesa Sanpaolo, ma per un po’ resterà ancora... indipendente. Lunedì 3 agosto, infatti, il Cda dell’istituto bergamasco-bresciano si riunirà (almeno da calendario) sotto l’egida del consigliere delegato e direttore generale Victor Massiah per approvare la semestrale. Ed è molto probabile che, nell’occasione, Massiah annunci anche le sue prossime dimissioni. Un finale ormai già scritto per l’uomo che più ha influito, dal punto di vista operativo, sui tredici anni di vita di Ubi. L’istituto, nato ufficialmente nell’aprile del 2007, vede Massiah alla sua guida sin dal dicembre 2008. Sebbene abbia vissuto in prima linea gli anni più duri di sempre per il settore creditizio (e l’economia in generale) seguiti alla crisi del 2008, Massiah ha saputo rendere Ubi una delle banche più importanti e solide d’Italia, permettendole di scalare le gerarchie nazionali grazie a una gestione oculata e attenta, riuscendo a governare le tante e non sempre pacifiche anime territoriali (bergamasche e bresciane in particolare) dell’istituto. I suoi meriti, dunque, sono diversi e oggettivi.

Victor Massiah, ad di Ubi Banca

Allo stesso tempo, però, Massiah ha un grande demerito: non essere riuscito a portare a compimento l’evoluzione completa di Ubi da banca dei territori a grande soggetto bancario nazionale a tutto tondo. Un’evoluzione che soltanto la fusione con un altro istituto avrebbe completato. Se ne è discusso tanto, negli ultimi anni. La creazione del cosiddetto terzo polo bancario nazionale era (e resta) uno degli obiettivi primari del Ministero dell’Economia e della Banca d’Italia e Ubi era l’indiziata numero uno, magari attraverso un’operazione con Banco Bpm. Invece Massiah, su questo punto, ha sempre tirato il freno a mano. Difficile capire il perché, dato che lo ha fatto sia in momenti complicati che in momenti più propizi. Forse, come ipotizza anche Il Sole 24 Ore, su questo punto i personalismi (fortissimi in Ubi così come un po’ in tutte le banche nostrane) hanno influito. Fatto sta che proprio questa mancata concretezza ha portato Intesa a sferrare l’attacco decisivo.

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Massiah, comunque, per ora dovrebbe garantire almeno la gestione dell’ordinaria amministrazione. Anche perché i tempi del passaggio a Intesa non saranno immediati, sebbene il superamento della fatidica quota del novanta per cento delle adesioni, arrivata proprio in extremis (il 30 luglio), renda tutto un po’ più fluido. Per Ca’ de Sass, infatti, scatta ora l’obbligo di acquisto delle azioni Ubi rimaste in mano agli azionisti che ne facciano richiesta, anche in contanti. In più, non essendo necessaria alcuna assemblea straordinaria, si procederà alla successiva fusione per incorporazione di Ubi, che sarà attuata senza far sorgere il diritto di recesso...

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