Il processo

Omicidio Ziliani, chiesto l'ergastolo per Mirto Milani e le sorelle Paola e Silvia Zani

La pm Caty Bressanelli l'ha definito un «trio criminale», che ha ucciso la vigilessa di Temù per impadronirsi di soldi e proprietà

Omicidio Ziliani, chiesto l'ergastolo per Mirto Milani e le sorelle Paola e Silvia Zani
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Chiesto l'ergastolo, con sei mesi d'isolamento, per Mirto Milani e le sorelle Paola e Silvia Zani, a processo per l'omicidio della vigilessa di Temù Laura Ziliani. La pena è stata domandata dalla pm Caty Bressanelli nella giornata di oggi (martedì 25 settembre), nel corso della sua arringa in cui ha definito il gruppo un «trio criminale» e li ha accusati di aver ucciso la donna per impossessarsi del suo patrimonio. A riportare il processo sono i colleghi di PrimaLecco.

La confessione di Mirto

La donna sparì dal paese della Val Camonica l'8 maggio 2021 e fu ritrovata, già senza vita, solo due mesi più tardi in riva al fiume Oglio. Il magistrato ha inoltre ricordato alla Corte che gli imputati sono rei confessi. Il primo a crollare, dopo un lungo tempo passato in silenzio davanti ai giudici, era stato Mirto, cresciuto tra Calolzio e Olginate, ma poi trasferitosi nel periodo precedente all'assassinio a Roncola San Bernardo, in Valle Imagna.

Non lo aveva fatto però all'inizio durante gli interrogatori, ma si era confidato con il compagno di cella, senza sapere di essere intercettato. Avrebbe quindi ucciso la vigilessa, insieme alle altre due figlie imputate (una era la fidanzata, con l'altra aveva una relazione), per impadronirsi dei soldi e delle proprietà. Dopo che la donna era stata drogata e soffocata in casa, avrebbero nascosto il corpo, andando poi a raccontare in giro che era uscita a fare un'escursione, ma non era più tornata.

Mirto Milani

I discorsi sul patrimonio intercettati

Gli inquirenti, comunque, avevano già iniziato ad avere dei dubbi, per cui avevano messo sotto controllo i telefoni dei tre sospettati. Sin dal 26 maggio del 2021, ovvero quando erano iniziate le intercettazioni, i loro discorsi erano tutti rivolti a ricostruire la situazione patrimoniale della 55enne. Inoltre, sembravano interessati a intraprendere la locazione di alcuni appartamenti, contattando i locatari di Ziliani per aumentare affitti, saldare arretrati e tentare di deviare i bonifici sul conto delle sorelle Zani.

Dopo che Milani aveva parlato, però, lo avevano fatto anche le due figlie della vittima e il processo si avvia alla conclusione. Il 28 novembre prossimo è attesa la discussione delle parti civili e della difesa. In seguito, arriverà la sentenza in Corte d'Assise.

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