Alla scuola Pascoli, al Camozzi o in Monterosso

Dove potrebbero andare a pregare i musulmani "ribelli" di Bergamo

Dove potrebbero andare a pregare i musulmani "ribelli" di Bergamo
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In via Cenisio è tornata la calma. A ricordare i disordini andati in scena nel pomeriggio di venerdì 22 luglio soltanto i sigilli e i nastri bianchi e rossi che delimitano il Centro culturale islamico, finito sotto sequestro. Nessuno prega per strada almeno. I "ribelli", ovvero i membri del Comitato musulmani di Bergamo nato attorno a Imad El Joulani (che però non ne è presidente), fino alla sera di mercoledì 27 luglio, possono pregare nella palestra della scuola di via Monte Cornagera. Resta il fatto che settimana scorsa circa una quarantina di membri di questa associazione hanno fatto irruzione nel Centro culturale e hanno appiccato un incendio. La goccia che ha fatto traboccare il vaso: anche le ultime speranze del Comune di Bergamo di risanare lo strappo tra le due "fazioni" della comunità islamica bergamasca sono svanite davanti ai disordini. La città si deve abituare all'idea di avere due distinti gruppi di fedeli musulmani in città.

 

fiamme via cenisio eco di bergamo

 

L'indagine sui disordini di via Cenisio. Una situazione che avrà delle conseguenze. Le prime di ordine legale: sulla scrivania del pm Lucia Trigilio è arrivata, nelle ultime ore, la prima relazione degli agenti della Digos della Questura di Bergamo sui fatti accaduti in via Cenisio il 22 luglio. Presenti, stando a quanto racconta il Corriere della Sera Bergamo, i nomi di almeno 10 persone denunciate per violazione di domicilio e danneggiamento della sede dell’associazione privata. È solo l’inizio: nelle prossime ore altri nomi verranno aggiunti alla lista. Per far partire l'indagine non è servita neppure la querela di Mohamed Saleh, presidente del Centro culturale e "nemico" dichiarato del neonato Comitato musulmani. Per quei reati, infatti, si procede d'ufficio, come la Procura sta facendo. Ma Saleh promette che non resterà a guardare: «Chiederemo il dissequestro dell’immobile - ha dichiarato al Corriere -. Quello che è successo venerdì è inaccettabile: un gruppo di persone ha sfondato la porta della moschea. In città non era mai successo un episodio così grave. Ci sono le immagini che raccontano quello che è accaduto. Qualcuno ha portato via le due telecamere interne. Sono stati tagliati i fili, io li ho visti, e poi c’è stato l’incendio sul quale vogliamo vedere chiaro. Per la denuncia abbiamo 90 giorni di tempo: la faremo di sicuro».

È anche vero, però, che il Comitato s'è dissociato dagli atti illegali compiuti attraverso un comunicato diffuso nella giornata di sabato. Il minimo, continua Saleh: «Dicono di aver allontanato 30 persone dopo i disordini, ma per dissociarsi davvero dovrebbero consegnare alle autorità i nomi e i cognomi dei responsabili degli atti illegali. Altrimenti è troppo semplice dissociarsi soltanto a parole e non con i fatti». Dal canto suo Idir Ouchikh, presidente del Comitato musulmani, spiega che per loro è impossibile sapere chi siano gli autori delle azioni illegali: «C’era molta gente, c’è stato caos. Abbiamo solo potuto dissociarci da quei comportamenti».

 

 

Dove andrà a pregare il Comitato musulmani? La certezza è che la patata bollente, alla fin dei conti, se l'è ritrovata in mano il Comune di Bergamo, che dopo aver tentato per mesi e mesi la mediazione tra i due gruppi e aver dovuto gestire un doppio Ramadan, ha dovuto prendere atto del fallimento della via diplomatica. Domenica 24 luglio s'è deciso di mettere a disposizione del Comitato musulmani la palestra di via Monte Cornagera, che già era stata usata dal gruppo di fedeli durante il Ramadan. Una soluzione però provvisoria, come è stato detto sin da subito. E che non è piaciuta ai residenti, autori di proteste e appoggiati dal consigliere della Lega Nord Alberto Ribolla. Il caso è arrivato addirittura in tv, nel programma condotto da Maurizio Belpietro Dalla vostra parte. Da giovedì 28 luglio, però, il Comitato se ne dovrà andare. La decisione del Comune sul caso era attesa per martedì, ma non è arrivata. Dal Comune non filtra alcuna informazione, ma l'assessore Giacomo Angeloni, via social, ha promesso una decisione a breve. La domanda è soltanto una: dove andranno a pregare i fedeli del Comitato musulmani? Le opzioni sul tavolo di Palazzo Frizzoni, secondo Il Giorno, sono tre.

  1. Prima opzione: la palestra della scuole elementare Pascoli in via Papa Leone XXIII, in zona Redona, proprio a due passi dalla chiesa parrocchiale e in linea d’aria non lontano dalla sede provinciale della Lega Nord di via Cadore. Questi due caratteristiche paiono non convincere diversi esponenti della Giunta Gori, ma è anche vero che la palestra della Pascoli è decisamente spaziosa e non avrebbe alcun problema ad accogliere gruppi molto numerosi.
  2. Seconda opzione: l'istituto comprensivo Camozzi in via Angelo Pinetti, situato nei pressi dello stadio Comunale. La proposta è stata fatta poiché la scuola si trova in un'area con poche case nei dintorni e, soprattutto, perché dotata di un ampio parcheggio proprio innanzi all'ingresso. Gli ampi spazi interni all'istituto inoltre (è uno dei più grandi di Bergamo) potrebbero accogliere senza problemi i fedeli.
  3. Terza opzione: la scuola di Monterosso. È l'opzione che pare si sia fatta largo nelle ultime ore, apprezzata soprattutto perché situata in una zona periferica della città e dunque meno "trafficata".

Pare che la decisione ultima spetterà però proprio al Comitato musulmani. Sempre secondo Il Giorno, infatti, il Comune avrebbe deciso, dopo una lunga discussione interna, di mettere gli islamici nelle condizioni di poter scegliere in modo da trovare una soluzione il più possibile condivisa nell’ambito di una situazione molto delicata. Qualsiasi sarà la scelta dei fedeli, si tratterà sempre di una soluzione provvisoria, sebbene più a lungo termine rispetto alla palestra di via Monte Cornagera. Palazzo Frizzoni, infatti, spera che nel tempo, e magari con il procedere dell'inchiesta per truffa aggravata coordinata dal pm Carmen Pugliese circa i fondi intascati da El Joulani dalla Qatar Charity Foundation per la realizzazione di un grande centro culturale in città, le due fazioni possano riavvicinarsi e trovare un punto d'incontro per tornare a pregare insieme. Ma la tregua, ad oggi, pare veramente lontana.

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